Omicidio di Voghera, il racconto di tre testimoni per fare emergere la verità
La sera dell’omicidio erano tutti al bar Ligure in piazza Meardi e la loro versione è concorde: Youns ha colpito l’assessore e Adriatici, da terra, gli ha sparato con la pistola colpendolo al petto
VOGHERA. La ricostruzione del ferimento mortale di Youns El Boussetaoui è affidata a tre testimoni chiave. Tre clienti del bar Ligure che martedì sera si trovano davanti al locale proprio nel momento in cui Massimo Adriatici e la vittima si incontrano. E che assistono al momento dello sparo. Si trovano in punti diversi della scena, sul piazzale davanti al bar di piazza Meardi, ma la loro versione è concorde: tutti e tre dicono di avere visto il 39enne colpire «l’uomo al telefono» e poi di avere visto la vittima dell’aggressione, caduta per il colpo ricevuto, sparare da terra verso lo straniero.
Due testimoni riferiscono di una seconda aggressione: l’uomo a terra avrebbe sparato mentre lo straniero si avvicinava per colpirlo ancora. Solo uno di loro, un giovane cliente, dà una versione leggermente diversa. Conferma di avere visto l’assessore con la pistola in mano sparare verso l’immigrato ma nega la seconda aggressione. Dice, anzi, che lo straniero «era fermo», in piedi, e che l’assessore gli ha sparato subito non appena è caduto per terra. Una ricostruzione, tuttavia, per il giudice non del tutto attendibile, perché in contraddizione con quanto si può intuire dalla visione del filmato, dove si intravede l’immigrato muoversi con uno scatto verso l’assessore anche dopo che è già a terra.
La prima testimone sentita è una donna con il cane che si trova all’interno del bar. Racconta di avere visto a un certo punto arrivare il marocchino, che conosce e che in altre occasioni era stato gentile con lei. Stavolta, invece, è molesto, tanto da calciare una sedia contro l’animale. La ragazza a quel punto si allontana per paura, anche perché l’uomo la insulta: «Tanto siamo tutti cani», dice. Fuori dal locale nota un cittadino italiano, mai visto prima, intento a telefonare. «All’improvviso il nordafricano si è avvicinato all’uomo con il telefono e lo ha colpito, facendolo cadere a terra – racconta la donna ai carabinieri –. L’uomo, visto che il suo aggressore si avvicinava di nuovo, ha estratto una pistola e ha fatto fuoco contro il cittadino nordafricano».
Sul posto c’è un’altra persona, un uomo che si trova fuori dal locale, nell’angolo nascosto di una telecamera di corso XXVII Marzo che intanto riprende la scena. È in compagnia di un altro amico, che però in quel momento si trova dentro. Sente il cane abbaiare e vede in quel momento il cittadino nordafricano scagliare una sedia contro un cane e insultare la proprietaria. Dal tavolo dove la donna si trova prende una bottiglia di birra e la porta fuori, per scagliarla in mezzo alla piazzola del locale. «Poi si è rivolto al cittadino italiano che stava parlando al telefono – dice il testimone –. Lo ha colpito all’improvviso facendolo cadere. Da terra l’italiano ha estratto una pistola e ha esploso un colpo verso il suo aggressore».
Il testimone aggiunge di avere visto a quel punto la vittima piegarsi per proteggere l’addome e barcollare fino ad accasciarsi a terra.
Questo testimone viene sentito dai carabinieri mercoledì pomeriggio, il giorno dopo il fatto. Racconta ai militari che si trovava al bar per bere una birra quando è entrato il cittadino marocchino. «Si è avvicinato e mi ha detto: perché non mi saluti?». A quel punto il giovane esce dal locale per evitare problemi e resta vicino al muro e alla balaustra. Vede l’uomo con il telefono e il marocchino avvicinarsi e colpirlo. «Quando è finito a terra vedevo che in mano a quest’uomo era comparsa una pistola e da terra mentre era sdraiato puntava la pistola allungando il braccio verso Younes, che ricevuto il colpo si è portato le mani all’addome, si è girato su se stesso e dopo è caduto a terra». Secondo il testimone, l’uomo italiano avrebbe estratto la pistola solo quando era a terra.
Ma c’è anche un’altra versione della testimonianza, raccolta dagli avvocati della famiglia della vittima, Debora Piazza e Marco Romagnoli. In questa versione aggiunge un dettaglio: dice che non c’è stata una seconda aggressione. «Ho visto un signore italiano che stava parlando al telefono, Youns lo ha spinto e l’italiano è caduto in terra sulla schiena. A quel punto mentre era a terra ha estratto la pistola dal fianco e gli ha sparato un colpo a sangue freddo». Dice di non avere visto una seconda aggressione: «Youns era fermo. L’italiano non ha sparato per sbaglio, ha preso la pistola, l’ha puntata verso Youns e subito ha sparato». —