Poste di Pavia, 80 in pensione e niente turn over: ferie negate per tenere aperti gli uffici
Sono 182 gli sportelli in provincia e nell’ultimo anno e mezzo effettuate solo 3 assunzioni part time. L’allarme dei sindacati: «Situazione insostenibile, senza sostituzioni il sistema rischia di collassare»
PAVIA. Troppi pensionamenti e poche assunzioni. E i sindacati lanciano l’allarme. Perché la mancanza di turn over manda in tilt gli uffici postali, obbliga il personale ad un sovraccarico di lavoro e i cittadini a lunghe code, impone distacchi di impiegati da una sede all’altra, costringe, in alcuni casi, a revocare le ferie. «Una situazione insostenibile», sostengono da Cisl Spl, Uil Poste, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni che hanno chiesto a Poste un incontro urgente «per discutere e risolvere criticità che riguardano i lavoratori e che si riflettono sugli utenti».
Le cifre
In provincia di Pavia, nell’ultimo anno e mezzo si contano oltre 80 pensionamenti di sportellisti nei 182 uffici del territorio. Al 30 giugno i pensionamenti sono stati 15, a fronte di 3 assunzioni part time. «Numeri che indicano la gravità della situazione – sottolinea Maurizio Dassù, Cisl -. Si fatica a tenere aperti gli uffici e ci sono seri problemi con quelli mono operatore. Si risolve con i distacchi del personale, da una sede all’altra, e ora che si è nel periodo estivo, in alcuni casi vengono negate le ferie, chiedendo al personale di rientrare. E così non tutti riescono a fare le due settimane continuative garantite da contratto. È sufficiente un’emergenza per andare in difficoltà. Per questo è stato chiesto un incontro urgente con l’azienda a livello regionale».
Dassù ricorda che a Stradella, lo scorso giugno, sono andate in pensione due impiegate, sostituite con una persona a part time.
«E i nuovi assunti non trovano nessuno che li affianchi nel lavoro», precisa il sindacalista, aggiugendo come «l’apertura a giorni alterni, che consente le ferie, non risolva i disagi per gli utenti, costretti a lunghe code negli uffici aperti».
«Quest’anno molte sedi sono rimaste chiuse a giorni alternati a causa del Covid. Ma in ogni caso non tutte si sarebbero potute riaprire per mancanza del personale agli sportelli – spiega Dassù -. Poste nell’ultimo periodo ha proceduto a nuove assunzioni, 12 persone, di cui 6 tramite bando e altrettante provenienti dal recapito, ma i pensionamenti sono stati maggiori rispetto a quelli previsti e, potenzialmente, un terzo degli impiegati attuali potrebbe decidere di restare a casa. Inoltre molti dei nuovi ingressi hanno colto l’opportunità di essere trasferiti e così tornano nei loro paesi d’origine».
Pochi portalettere
Non va meglio per i postini. All’appello, secondo i conti di Cisl Spl, ne mancano una settantina nelle 259 zone del territorio provinciale.
Anche qui si sta procedendo con assunzioni a tempo determinato che comunque non saranno risolutive. «Per garantire le ferie – precisa Dassù – dovrebbe esserci una copertura del 110%. Che manca. Da qui la necessità di ricorrere agli straordinari». E in difficoltà è anche il comparto dei consulenti commerciali. Una situazione che si replica in tutta la Lombardia.
«Esprimiamo forte preoccupazione per la grave carenza di personale, ormai strutturale, in cui versano gli uffici postali – scrivono i sindacati -. Le numerose uscite di lavoratori, non adeguatamente compensate in ingresso, stanno evidenziando forti criticità, mettendo a rischio il servizio offerto e l’immagine stessa di Poste Italiane. Vi è il mancato rispetto dei cluster degli uffici. Per questo chiediamo l’apertura di un confronto per risolvere le numerose criticità». —