Vaccinata quattro volte e morta: l’autopsia non esclude il nesso
Dall’esame è emerso un «danno multiorgano», la 81enne di Trivolzio aveva ricevuto più dosi tra marzo e luglio
PAVIA. Danni gravi a più organi, che erano risultati già molto compromessi prima della morte. L’autopsia eseguita lunedì mattina sul corpo di Maria Emilia Lodroni, la donna di 81 anni di Trivolzio a cui sono state somministrate per errore quattro dosi di vaccino e morta il 28 luglio, a 22 giorni di distanza dall’ultima iniezione, conferma quello che già era emerso quando la paziente si era aggravata alla Maugeri, dove si trovava ricoverata per essere sottoposta a riabilitazione post ictus. Gli organi vitali non funzionavano più. Una condizione che si verifica anche nella cosiddetta “tempesta di citochine”, cioè una reazione esagerata del sistema immunitario di fronte a un elemento patogeno.
Il danno agli organi, risultato fatale, potrebbe essere stato provocato in questo caso dalle alte dosi di vaccino? L’autopsia eseguita lunedì mattina al Dipartimento di Medicinale legale di Pavia non ha dato risposte certe (sono ancora necessari alcuni esami e una conclusione sarà possibile solo fra almeno due mesi), ma neppure ha escluso il collegamento. Anzi, proprio per alcuni riscontri, come il danneggiamento degli organi, la somministrazione del vaccino in dosi elevate è apparsa agli esperti quantomeno come una concausa del decesso. Potrebbe, cioè, aver agito aggravando la situazione della donna.
Consulenti al lavoro
All’esame erano presenti lunedì mattina il medico legale Marco Ballardini, nominato dal pubblico ministero Valeria Biscottini (che ha aperto un procedimento per omicidio colposo al momento a carico di ignoti), e il consulente della famiglia della donna, il medico-legale Massimo Terziani. I figli della vittima hanno anche nominato un legale per seguire il caso, l’avvocato Fabrizio Gnocchi.
Gli accertamenti di lunedì hanno cominciato a fotografare la situazione, ma saranno necessari altri approfondimenti per arrivare a una conclusione, a cominciare dagli esami istologici sui tessuti prelevati. Da quanto è stato possibile sapere, dall’autopsia sarebbe emerso anche un certo grado di viscosità del sangue, che è un’altra condizione che si verifica quando c’è una produzione eccessiva di immunoglobuline, cioè anticorpi. Elementi che, però, ora gli esperti dovranno valutare con attenzione.
L’errore e la denuncia
L’indagine è partita dalla denuncia dei figli della donna, Germana e Luca Facioli. Secondo la ricostruzione fatta dai familiari, la donna aveva ricevuto il vaccino (due dosi di Pfizer) il 4 e il 25 marzo dal suo medico di base. Non aveva problemi di salute, ma il 2 aprile l’anziana è colpita da ictus. Viene ricoverata prima alla stroke-unit del San Matteo e poi trasferita, l’8 di aprile, alla Maugeri, nel reparto di Neuroriabilitazione. Ed è qui, secondo la denuncia dei parenti, che l’anziana riceve le altre due dosi di vaccino, stavolta Moderna, la prima il 26 maggio e l’altra il 5 luglio.
L’inchiesta dovrà chiarire più aspetti. Da un lato ricostruire l’errore (scoperto per caso dal figlio della donna, che aprendo il cassetto del comodino alla Maugeri ha trovato il certificato vaccinale delle successive due dosi), attraverso la documentazione acquisita, e dall’altro stabilire attraverso l’autopsia un possibile nesso tra queste somministrazioni e il decesso della donna. Al centro degli accertamenti c’è anche il mistero del consenso informato, acquisito dalla procura. L’autorizzazione risulta essere stata firmata dalla stessa paziente, che però secondo la famiglia non era in grado di rilasciare alcun consenso, trovandosi nel reparto di Neuroriabilitazione proprio per recuperare i postumi di un danno cognitivo importante. La procura ha intanto identificato i medici che hanno avuto contatti con la paziente sia durante la degenza al San Matteo (la donna era stata trasportata lì dopo l’ictus) che alla Maugeri. —