Nelle Rsa pavesi è allarme fragili «Serve la terza dose di vaccino»
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Gli anziani ospiti sono 5.700. La proposta dei medici: «Subito sierotest per valutare gli anticorpi»
/ PAVIA
Mentre gli Hub in provincia tornano alle vaccinazioni di massa anti-Covid dopo la pausa d’agosto, legate soprattutto a richiami e ripresa delle attività scolastiche, c’è chi da tutt’altra parte, nelle case di riposo, avverte che la situazione non è per niente serena. Sono i medici delle Rsa rappresentati dalla società Simersa che, attraverso il loro presidente, Giovanni Belloni, lanciano un nuovo allarme.
Pazienti fragili a rischio infezione
«Il rischio – spiega Belloni – è che migliaia di pazienti fragili si infettino ancora. Il fatto è che su di loro il vaccino ha meno efficacia e pure un impatto meno duraturo». Da qui la proposta: «Verifichiamo quanti anticorpi contro il Covid questi anziani hanno nel sangue – dice Belloni –. Ciò va fatto attraverso un siero test, ma in tempi stretti, così da arrivare ad ipotizzare la somministrazione di una terza dose di vaccino non dopo novembre».
Attualmente gli ospiti seguiti dalle case di riposo della provincia di Pavia sono circa 5.700. «Di questi, quasi il 70% presenta patologie che li rende fragili, ossia vulnerabili nei confronti di un virus veloce, che circola soprattutto sotto le spoglie della variante Delta – insiste il presidente di Simersa –. Virus che quindi potrebbe attaccarli di nuovo e in modo massiccio, nonostante siano stati immunizzati già dall’inverno scorso. Anzi, proprio perchè sono passati 7-8 mesi, bisogna pensare a proteggerli».
La richiesta ad Ats
Il tutto si traduce in una proposta-richiesta avanzata ad Ats Pavia, perchè la situazione venga presa in esame e affrontata. «La verifica attraverso un siero test è finalizzata proprio a questo – conclude Belloni –. Coloro che, sottoposti a siero test, rivelassero un livello basso di anticorpi, dovrebbero ricevere la terza dose per primi, a novembre, mentre gli altri potrebbero attendere un secondo momento».
In questo senso nei giorni scorsi si è espresso anche Guido Bertolaso, coordinatore del programma vaccinale in Lombardia ed ex direttore generale della Protezione civile. Che ha evidenziato come l’unico modo per scongiurare il ritorno in autunno al lockdown, «alle zone gialle, arancioni o rosse» sia «quello di pianificare per tempo, come è chiamato a fare un Paese civile, la somministrazione delle terze dosi a partire dalle persone fragili». «Anche se – ha aggiunto – la situazione epidemica attuale non è tragica, visto che i vaccini ci sono, non possiamo e non dobbiamo ritardare ulteriormente: occorre partire già da settembre».
Il monito di Bertolaso
Sottolineare l’urgenza di un ulteriore richiamo per la popolazione più esposta «non significa dire che i vaccini non funzionano – ha proseguito Bertolaso –. Tutt’altro. Ci sono studi pubblicati su riviste scientifiche prestigiose, da Lancet a The New England Journal of Medicine, che dimostrano come con la doppia dose si eviti il ricovero in Terapia intensiva e, in larghissima parte, l’ospedalizzazione». «Qui si tratta – ha concluso Bertolaso –, e l’esperienza di Paesi come Israele ci deve servire da lezione, di implementare la copertura della profilassi dal rischio di contrarre l’infezione». —