Allarme inquinamento nella Vernavola: «Non usate l’acqua per annaffiare gli orti»
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Le analisi dell’Università di Pavia hanno rilevato alte concentrazioni di colibatteri. Caccia ai batteri resistenti agli antibiotici
PAVIA. È una fogna a cielo aperto il tratto urbano della Vernavola, prezioso corso d’acqua, lungo 15 chilometri, che attraversa la città e un parco di 35 ettari. In alcuni punti il livello di colibatteri, nei momenti in cui la portata d’acqua è più bassa, raggiunge anche quota 20mila, scendendo a 5mila se la portata aumenta sensibilmente. Ma il valore soglia è fissato in 1000 Ufc (unità formanti colonia) per 100 millilitri. Una situazione che sconsiglia di utilizzare l’acqua per irrigare gli orti. A preoccupare sono anche le condizioni del Vernavolino Mettica che scorre vicino al supermercato Torretta e sfocia nella Vernavola, a monte di via Ferrini, dove la presenza di escherichia coli raggiunge le 100mila unità.
L’allarme
«È di cinque volte superiore al valore soglia di 20mila, considerato un campanello d’allarme. La situazione è quindi molto preoccupante, soprattutto se si considera che in questo periodo c’è una portata d’acqua significativa. Per questo è fortemente sconsigliato utilizzare l’acqua della Vernavola per irrigare gli orti», avverte il professor Renato Sconfietti, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell’università e responsabile scientifico del Cemav, Centro di monitoraggio ambientale che da oltre dieci anni controlla lo stato di salute di questo corso d’acqua. «L’elevata carica di batteri patogeni determina un potenziale rischio sanitario – aggiunge Sconfietti -. I colibatteri, se si assumono attraverso l’alimentazione, possono infatti causare infezioni importanti».
Il monitoraggio
Sotto i riflettori del Cemav da tempo si trova il tratto urbano della roggia dove si stanno anche effettuando campagne aggiuntive all’interno del progetto “La salute della roggia Vernavola: un termometro ambientale per la città di Pavia”, che punta anche ad individuare i ceppi di batteri antibioticoresistenti, «pericolosi e presenti nelle acque dove scaricano le fogne», precisa Sconfietti, ricordando che, su questo fronte, «sono ancora in corso le indagini eseguite dai colleghi di Microbiologia». Un progetto di cui il Centro di ricerca sulle acque è ente capofila e dal costo complessivo di 39.300 euro, circa 22.800 il cofinanziamento di Fondazione comunitaria.
Le zone più a rischio
Dai rilievi eseguiti risulta che le criticità maggiori, per presenza di escherichia coli, si concentrano tra la Vigentina e via Ferrini e poi in via Ramazzotti, vicino a via Baldo Ubaldo degli Ubaldi, dove scorre il Vernavolino e dove è stato rilevato uno sversamento fognario diretto.
«Esiste un inquinamento diffuso lungo l’intero corso d’acqua, quindi già a partire da San Genesio – spiega il docente -. Ma è nella porzione pavese che le condizioni sono più allarmanti proprio per il numero di colibatteri e per il carico di ammoniaca, indicatori di un inquinamento legato agli scarichi fognari».
Portano la data di due giorni fa le ultime analisi effettuate dal Cemav, ente che nasce da una convenzione siglata tra università e Comune con il compito di tenere sotto controllo la roggia che si snoda quasi interamente sul territorio comunale di Pavia.
«Chiederò a Pavia Acque un sopralluogo puntuale su tutti gli scarichi presenti in Vernavola per verificare quali sono quelli attivi e quali quelli che devono necessariamente essere messi a norma, a tutela dell’ambiente e anche della salute dei cittadini – fa sapere l’assessore all’ambiente Massimiliano Koch -. Buona parte del lavoro era già stato effettuato dall’università».