Le imprese degli idrovolanti e lo scalo aereo sul Ticino
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Sabato alle 21 a Pavia, alla Cooperativa del Borgo, Pier Vittorio Chierico e Paolo Re presentano “Fra cielo e fiume”
PAVIA. E’ una storia quasi dimenticata: quella dei trent’anni in cui Pavia e il suo fiume, il Ticino, contribuirono «ad esaltare il mito della macchina e della velocità, sia come tappa intermedia della prima linea aerea commerciale Trieste-Torino, sia come luogo di organizzazione e partenza» del raid Pavia-Venezia.
La ricostruiscono, in modo scrupoloso, con dovizia di particolari e un significativo corredo fotografico d’epoca Pier Vittorio Chierico e Paolo Re, nel libro «Fra cielo e fiume. Ali, scafi e motori raccontano Pavia», che verrà presentato sabato sera (ore 21) alla Cooperativa del Borgo. Un’opera edita con Pime Editrice in questo 2021 crocevia di anniversari: il 60esimo della sezione di Pavia dell’Aeronautica, il 95esimo dell’Idroscalo, il 40esimo dell’inaugurazione del Monumento all’Aviatore, di fronte all’attuale collegio Valla.
Chierico, insegnante in pensione, alla terza opera a tema aeronautico, è un attento esploratore delle vicende di Pavia, autore di numerosi saggi e libri a sfondo storico; Re, avvocato Paolo Re è, tra l’altro, presidente della Commissione diritto aeronautico, membro del comitato scientifico della fondazione Volandia, autore a sua volta di numerose pubblicazioni di storia e cultura del volo. Parteciperà all’evento in Borgo Claudio Tovaglieri, che ha firmato la prefazione, presidente della Commissione nautica, motonautica e aeronautica dell’Automotoclub storico italiano (Asi).
Il boom e il rapido declino
Nel 1926, dunque, viene Mussolini in persona, su un’Alfa Romeo scoperta, ad inaugurare l’Idroscalo, in realtà ancora incompleto (ma per la retorica del nascente regime, bastava ed avanzava): l’”aeroporto” sul fiume, realizzato su progetto dell’ingegner Pogatschnig, scalo dei voli della società Sisa, in un momento in cui sembrava che l’aviazione idro rappresentasse il futuro. Poi il rapido declino, a favore dei voli di linea, con l’Idroscalo già dismesso ai fini del trasporto commerciale a metà degli anni Trenta.
Le vicende descritte nel libro si incrociano con quelle di due personaggi in particolare: Matteo Mari, napoletano, ultimo capo dello scalo aereo sul Ticino, e Carlo Saglio, amico di Mari, tra i fondatori della Motonautica Pavia e suo primo presidente (oltre che della Croce Verde e del Panathlon), pilota del bombardiere Br20 con il Corpo aereo italiano che partecipò - con poca fortuna - alla battaglia d’Inghilterra del 1940; l’Idroscalo sopravviverà, prima del completo abbandono, come hangardegli splendidi idro S80, Caproni e Macchi del facoltoso e appassionato Saglio.