Rapimento Eitan, la comunità ebraica di Milano: “Atto da condannare”. Disegni, comunità di Torino: “Siamo sconvolti”
foto da Quotidiani locali
MILANO. La Comunità ebraica di Milano «ha appreso con sgomento la notizia del sequestro del piccolo Eitan ed esprime una decisa condanna nei confronti di questo gravissimo atto che viola le leggi italiane ed internazionali». Parole nette quelle del presidente Milo Hasbani: «L'augurio è che la vicenda si risolva nel più breve tempo possibile nella direzione dell'ottemperanza della decisione del Tribunale dei minori». La comunità ebraica «ha sempre rispettato le decisioni del giudice che ha dato l’affido alla zia paterna.» Hasbani ha detto di essere rimasto scioccato dalla notizia del rapimento di Eitan. Con entrambe le famiglie, sia quella materna che paterna del bambino, «ci siamo fatti gli auguri di buon anno la settimana scorsa, in occasione del capodanno ebraico», spiega Hasbani. La zia paterna, che aveva la custodia legale di Eitan, ha aggiunto Hasbani, «mi ha raccontato che si preparavano per il rientro a scuola. Invece non sarà così, un altra tragedia che si aggiunge alla tragedia».
Hasbani si chiede però «come abbiano fatto le autorità a far uscire un bimbo di sei anni con un passaporto, da solo e senza una delega. La spiegazione che non è passato da un aeroporto pubblico considerando che anche i voli con aerei privati hanno delle regole ben precise». Anche in Israele la vicenda ha trovato risalto sui giornali. Divergenti i commenti dei lettori, tra chi condanna quello che definisce un rapimento e chi invece dà ragione al nonno materno, sostenendo che il bambino debba crescere in Israele.
La comunità ebraica di Torino
"Siamo sconvolti dall'accaduto, non ho altro da aggiungere, non mi sento di dire null'altro", afferma Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino interpellato dall'Adnkronos. Disegni non entra nel merito della vicenda che ha coinvolto il piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, portato in Israele dal nonno materno mentre si trovava a Pavia, affidato alla zia paterna, nominata tutrice.
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