Rapimento Eitan, l’ambasciata di Israele a Roma: “Collaboriamo con L’Italia per il bene del bimbo”. Lo zio di Travacò: “Serve una soluzione politica rapida”. Presentata al tribunale di Tel Aviv istanza per il rientro
![Rapimento Eitan, l’ambasciata di Israele a Roma: “Collaboriamo con L’Italia per il bene del bimbo”. Lo zio di Travacò: “Serve una soluzione politica rapida”. Presentata al tribunale di Tel Aviv istanza per il rientro](https://laprovinciapavese.gelocal.it/image/contentid/policy:1.40701290:1631618880/tempFileForShare_20210914-131130.jpg)
Zio Or parla di come nei mesi scorsi la scelta di tenere un basso profilo sia stata fatta per il bene del bimbo: “Eitan è stato tolto brutalmente alle persone più vicine che aveva”
PAVIA. Per Or Nirko, zio paterno del piccolo Eitan, rapito dal nonno materno e portato in Israele nonostante il divieto di espatrio imposto dal giudice tutelare, serve una "soluzione politica" che potrebbe risolvere la situazione "in modo molto più rapido rispetto a quella giudiziaria".
E martedì è arrivata anche una dichiarazione dell’ambasciatore d'Israele a Roma Dror Eydar: «Si spezza il cuore davanti agli ultimi e sorprendenti sviluppi legati al bambino Eitan Biran». L'Ambasciata d'Israele fa sapere che sta accompagnando la vicenda sin dal momento in cui si è verificato il disastro della funivia, lo scorso maggio, fino ad oggi. Le autorità israeliane, precisa l'Ambasciata, stanno seguendo questo triste caso e se ne occuperanno in collaborazione con l'Italia, a beneficio del minore e in conformità con la legge e le convenzioni internazionali pertinenti.
L’istanza
Intanto è stata presentata al tribunale di Tel Aviv un'istanza per il rientro in Italia di Eitan Biran, l'unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, portato segretamente dallo zio materno in Israele sabato scorso, nel mezzo di una disputa legale con i familiari paterni. Lo riferiscono fonti giornalistiche israeliane, ma lo zio ha preferito non rivelare se l’istanza fosse stata presentata in Israele o in Italia. Così come ha preferito non parlare del fatto che Eitan ricordi o meno l’incidente: “Non è il caso di parlarne”, ha risposto a chi chiedeva.
Si tratta di «una istanza prodromica e preparatice per un'eventuale attivazione della procedura» sulla base della Convenzione dell'Aja sulle sottrazioni internazionali di minori, come ha spiegato l'avvocato Cristina Pagni, che assiste in Italia Aya, tutrice legale del piccolo. «C'è ancora in corso una valutazione ed è ancora aperto il tema se ad attivare la procedura sarà l'Italia o Israele», ha chiarito il legale. La procedura potrebbe, infatti, anche essere attivata dallo Stato italiano a seguito di un'istanza da parte dei legali della tutrice che deve passare per il Ministero della Giustizia.
Gli zii di Pavia
Lo zio, che in questi giorni ha rotto il silenzio e la riservatezza dietro i quali lui e la moglie avevano cercato di proteggere il bimbo sopravvissuto alla tragedia della funivia, dove ha perso mamma, papà, fratellino e bisnonni, ha parlato coi cronisti fuori dalla sua casa dove abita con la moglie, Aya Biran, tutrice legale del bambino. "Eitan è stato tolto brutalmente alle persone più vicine che aveva - ha detto -. Per farvi capire: mia moglie doveva lasciare i suoi occhiali o un oggetto vicino a lui quando si allontanava anche solo per andare in bagno per dimostrargli che sarebbe tornata e tranquillizzarlo. Non so come possa sentirsi ora Eitan, lontano da noi e dai nonni paterni dai quali ogni sabato trascorreva la giornata perché il papà lavorava e la mamma era con il piccolino".
Come già anticipato sulla Provincia pavese di oggi, zio Or ha raccontato di una precedente visita della nonna ad Eitan durante la quale «per due ore e mezza Eitan è rimasto in auto a parlare con un uomo che lo avrebbe «interrogato». Questa persona, ha raccontato poi Eitan agli zii, «non si è mai identificata e ha detto che il suo lavoro è 'cambiare i baffì, gli ha fatto un sacco di domande, Eitan era sconvolto, aveva gli incubi». Una «situazione ricorrente», secondo lo zio, «dopo le visite coi nonni tornava in uno stato emotivo pessimo».
Il giorno del rapimento il nonno è arrivato con 30 minuti di ritardo: «Ci avevano abituati ai loro ritardi, all’arrivo e al ritorno. Era tutto premeditato, programmato», spiega lo zio. Un modo per guadagnare tempo il giorno in cui hanno portato via Eitan.
I rapporti tra le due famiglie materna e paterna, prima dell’incidente, praticamente erano inesistenti: nonni e zii paterni in Italia, vicini di casa di Amit e Tal; la famiglia materna in Israele, ma come racconta zio Or «venivano in visita qualche giorno e li lasciavamo stare tra di loro». Dopo la tragedia sono iniziati i rapporti e le divergenze: «Noi li abbiamo ospitati a casa nostra, abbiamo cercato di essere inclusivi per il bene del bambino», sottolinea Or. Che con lo sguardo stanco, gli occhi tristi, ora chiede che tutti pensino al bene di Eitan.