Eitan è stato iscritto a una scuola di Tel Aviv
PAVIA. Eitan Biran, 6 anni, unico sopravvissuto della strage del Mottarone, è stato iscritto ad una scuola di Tel Aviv: la nonna materna dice di aver avuto il via libera dall’amministrazione di Tel Aviv. Si alza ancora di più il livello dello scontro tra i due rami delle famiglia del bambino che il 23 maggio ha perso entrambi i genitori, il fratellino di 2 anni e due bisnonni.
Tensione alle stelle
Un clima di tensione in vista della prima udienza in tribunale a Tel Aviv fissata per giovedì 23: la zia paterna Aya Biran di Travacò affidataria del bimbo su decreto del tribunale di Pavia ha chiesto alla corte israeliana che Eitan torni in Italia in forza alla convenzione internazionale dell’Aja.
Il bambino è stato prelevato dal nonno materno Shmuel Peleg durante una visita concordata a Travacò l’11 settembre. Invece di riportare Eitan alla zia materna l’ha portato a Lugano in auto e dalla Svizzera l’ha caricato con un jet privato alla volta di Israele dove si trova ora. Un sequestro aggravato secondo la procura di Pavia che ha iscritto nel registro degli indagati proprio Peleg, la sua ex moglie e nonna di Eitan Esther Cohen ed un terzo complice un 57enne che avrebbe guidato l’auto a noleggio con cui il bambino è stato portato da Travacò a Lugano.
Il primo passo giudiziario sarà però in Israele con l’udienza di giovedì, che secondo i legali di Aya Biran potrebbe non essere risolutiva. Per partecipare la 41enne medico dell’Asst di Pavia Aya Biran ha chiesto una deroga alla normativa anti Covid israeliana che prevede una quarantena preventiva per chi arriva dall’estero. Un’udienza è prevista anche al tribunale dei minori Milano il 22 ottobre. I Peleg hanno impugnato l’affidamento ad Aya stabilito dal tribunale di Pavia.
Lo scontro a distanza
Mentre si sta per consumare uno scontro giuridico, continua anche quello a distanza tra i due rami della famiglia. Gli stracci volano da una parte all’altra del Mediterraneo.
«Ci stiamo preparando con tutti i mezzi necessari affinché Eitan rimanga qui in Israele, da ebreo, in una scuola israeliana e in un ambiente israeliano e con la famiglia calorosa e amorevole che conosce dalla nascita - ha detto la nonna materna, indagata a Pavia, Esther Cohen alla tv isrealiana N12 -. Le accuse di lavaggio del cervello sono sciocchezze. Dal momento in cui è tornato qui è insolitamente felice. Questo è il suo mondo da 6 anni. Perché questa è una famiglia calorosa e amorevole rispetto alla famiglia in Italia che si incontrava con lui al massimo una volta alla settimana. Mi auguro che i tribunali israeliani capiscano».
Le parole arrivate da Israele però subito ribattute dallo zio paterno, marito di Aya, Or Nirko dalla sua casa di Travacò Siccomario. «I giudici israeliani devono toglierlo dalle mani dei suoi rapitori e riconsegnarlo alla sua tutrice Aya - spiega il marito di Aya -. Abbiamo saputo che la zia materna ha presentato un'istanza in Israele per chiederne l'adozione, ma il tribunale competente per decidere sull'adozione è quello italiano. Per Aya sarà complicato riuscire a vedere il piccolo prima dell'udienza di giovedì a Tel Aviv. Devo capire quando è il momento di andare in Israele. Ho due bambine che vanno a scuola, non possono perdere l’inizio dell’anno scolastico, e ora non vedono nemmeno la mamma. Inoltre, dovrebbero fare la quarantena in Israele. Bisogna trovare un equilibrio. Aya sta molto male. Non era proprio quello che voleva andare in Israele all’inizio dell’anno scolastico dopo avere passato un’estate difficilissima per supportare il recupero fisico e psicologico di Eitan. Ha dovuto smettere di lavorare, cosa che poi ho fatto anche io per qualche mese. Eravamo riusciti a portare una bambino che si trovava in una situazione tremenda a iniziare la scuola. Ho ricevuto tanta solidarietà in Italia, ma in Israele la famiglia Peleg ne riceve di più, la loro è una battaglia anche mediatica».