Regno Unito, un rapporto parlamentare accusa il governo: “Lockdown decretato tardi, si potevano evitare migliaia di morti”
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Secondo un’indagine condotta da 22 legislatori, il premier Johnson non avrebbe fronteggiato al meglio i primi giorni della pandemia
«La Gran Bretagna si è comportata molto peggio di altri Paesi nei primi giorni della pandemia, il lockdown è iniziato in ritardo». Questo è quanto emerge da un rapporto di 150 pagine approvato nel Parlamento inglese da 22 legislatori dei tre maggiori partiti, i conservatori al governo, il Partito laburista all'opposizione e il Partito nazionale scozzese. L’indagine getta pensati accuse contro l’operato del premier Boris Johnson, che con misure più adeguate, avrebbe potuto evitare migliaia di decessi.
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In particolare, la commissione contesta al governo a guida Tory, di aver atteso troppo tempo prima di imporre il lockdown, a marzo 2020, perdendo la possibilità di contenere il contagio ed evitare la morte di migliaia di persone. Secondo il rapporto, alla base del fatale errore, la decisione da parte del Primo Ministro Johnson di non dare seguito alle indicazioni dei consulenti scientifici.
«Il governo sperava di riuscire a evitare un lockdown per evitare le pesanti ricadute che questo avrebbe comportato sull’economia nazionale, sui servizi sanitari e sulla società» si legge. «In assenza di altre strategie – prosegue il report – come un rigoroso isolamento dei positivi, un efficiente sistema di tracciamento, e un adeguato controllo delle frontiere, un lockdown generalizzato era inevitabile, e sarebbe dovuto iniziare prima».
Il documento è stato redatto con l’obiettivo di migliorare la risposta britannica alla pandemia, e prepararsi al meglio a eventuali minacce future. Nell’indagine sono state ascoltate le testimonianze di circa 50 persone, tra cui l'ex segretario alla Sanità Matt Hancock e l'ex membro del governo Dominic Cummings.