Anche tre vigevanesi tra gli indagati per le brutalità della “setta delle bestie”
Vigevano, la procura li accusa con altri 25 di avere adescato e sottoposto a violenze bambini e adulti nell’arco di trent’anni. La base a Cerano, utilizzavano case alla Sforzesca e a Montù Beccaria
VIGEVANO. Ci sono tre vigevanesi tra i 28 indagati per i crimini della cosiddetta “setta delle bestie”, violenze perpetrate in prevalenza nella villa di Cerano che era il centro dell'attività della gruppo, ma anche in case di Vigevano e alla Colombaia di Montù Beccaria. Due sono residenti a Vigevano: Claudio Merli di 62 anni e Adele Giorgio di 40 anni. La terza, Rosaria Di Lorenzo di 59 anni, a Vigevano è nata ma è residente a Milano.
Secondo i pm delle procure di Torino e Novara, facevano parte di una setta che ha operato dal 1990 al luglio 2020 commettendo reati che vanno dalla riduzione in schiavitù, alla violenza sessuale di gruppo, fino alla violenza sessuale su bambini che avevano meno di 10 anni. Il capo della “Setta delle bestie”, secondo gli inquirenti, era Gianni Maria Guidi, 77enne nato a Pavia ma residente a Milano.
Le accuse
Sono tutti accusati di essersi «associati allo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti contro la sfera sessuale, tra i quali violenze sessuali aggravate e violenze sessuali di gruppo, commesse anche ai danni di minori con un dettagliato e prestabilito programma di adescamento».
Le indagini sono iniziate in seguito alle rivelazioni di una ex adepta che ha scoperchiato il velo su quanto accadeva nella casa di Cerano, ma anche a Montù Beccaria e a Vigevano, in zona Sforzesca e Case Nuove. Da quando a luglio 2020 al “dottore”, così si faceva chiamare Guidi, sono stati contestati vari reati, molte altre testimonianze sono arrivate agli inquirenti, che hanno composto un quadro accusatorio molto pesante. Dietro alle attività di alcune scuole di danza, di un negozio di erboristeria e di una casa editrice, si nascondeva un mondo fatto di sevizie, violenza, tortura e annullamento della personalità, per rendere gli adepti della setta completamente assuefatti alla volontà del “dottore”, che a lungo si è servito di due donne come “mami”, ma anche di alcune psicologhe.
I 28 indagati, secondo la procura, costituivano una vera e propria associazione multilivello, nella quale avevano un ruolo anche i tre vigevanesi coinvolti.
Il ruolo dei vigevanesi
Claudio Merli, soprannonimato il Messere, partecipava all'associazione come referente del “gruppo di spada” utilizzato per avvicinare e reclutare giovani vittime, ma aveva anche compiti di gestione economica, in quanto intestatario di alcune delle società del gruppo come la “Magica di Merli” e “L'Edizioni terra di mezzo”. Rosaria Di Lorenzo in passato era stata frequentatrice costante degli incontri sessuali del gruppo. Secondo l’accusa assisteva Guidi e lavorava in nero in una erboristeria della setta a Milano.
Adele Giorgio, invece, era soltanto una partecipante all'associazione. Alcuni dei 28 indagati hanno sempre negato ogni addebito, sostenendo che non sono stati commessi crimini nel gruppo. Ora la procura chiederà il rinvio a giudizio per i 28 indagati.
Molte delle persone che sono state oggetto delle sevizie e che hanno reso testimonianza agli inquirenti, sono intenzionate a costituirsi parte civile. Sono state le loro testimonianze a squarciare il velo sui metodi della setta, che gradualmente operava per annullare la volontà di quanti entravano nell'orbita del “dottore” e venivano costretti non solo ad atti sessuali (alcuni anche vietati per legge), ma anche vere e proprie torture, dal momento che la filosofia della setta concepiva il dolore come un mezzo per elevarsi.
Questo valeva anche per i più piccoli che secondo le indagini sarebbero stati ripetutamente abusati da alcuni componenti e dal capo stesso della setta. —
Andrea Ballone
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