La Camelia colora i nostri giardini in autunno
In questo periodo è in piena fioritura la Sasanqua. È un arbusto rustico che resiste anche a dieci gradi sottozero
In questi primi freddi, gli arbusti dei nostri giardini iniziano a colorarsi di bacche e frutti. Molti altri invece iniziano a cambiare colore al fogliame o addirittura già a perdere le foglie per prepararsi all’inverno. Un arbusto invece, all’orto botanico dell’Università di Pavia (SMA – Sistema Museale di Ateneo) è nel pieno della sua fioritura: è la Camellia Sasanqua Thunb., nella zona adiacente alla vasca delle acquatiche.
250 specie
Questo genere comprende circa 200-250 specie, tutte originarie dell’Asia orientale, in particolare Cina, Giappone e Corea. Quella più coltivata in Europa è senza dubbio Camellia japonica L. nelle sue più svariate cultivar. In commercio però si trovano anche abbastanza facilmente altre specie quali appunto sasanqua, reticulata e hiemalis. Appartiene alla famiglia delle Theaceae (piante sempreverdi) e può raggiungere dimensioni importanti dai 3/5 metri di altezza. Presenta foglie piccole, lucide e di colore verde intenso. I fiori si formeranno nella stagione autunnale ed invernale, da ottobre a febbraio-marzo e la loro forma varia secondo il tipo di varietà. I collezionisti ed ibridatori ormai da molti decenni sono sempre più attivi a “creare” nuove caratteristiche e infatti in commercio si possono trovare piante a fiore singolo, a peonia, ad anemone, semidoppi, doppi irregolari ecc. Sono piante che tuttavia mostrano una durata di vita abbastanza lunga e infatti non è raro che nel tempo si verifichi un’alternanza tra periodi di ricca fioritura e periodi di poche infiorescenze. La zona di origine e provenienza di questa Camellia è il Giappone meridionale in particolare dell’isola di Kiushu. Probabilmente arrivò da noi in Occidente a metà del 1700 in Inghilterra. In Italia arrivarono però molto più tardi ad opera proprio di alcuni nobili britannici che acquistarono dei palazzi sulle sponde dei grandi laghi nelle regioni settentrionali. Il clima, la qualità del terreno e dell’acqua erano infatti favorevoli a questa coltivazione, al punto che ancora oggi possiamo trovarvi collezioni stupende nelle importanti ville sul Lago Maggiore. Una caratteristica che la separa dalla Japonica è quella di possedere rami più sottili e a mostrare un portamento leggermente più decombente.
Tipo di terreno
Risulta avere preferenze verso terreni non troppo calcarei e con un pH medio acido, ricco di sostanze organiche, ben drenato, morbido e molto fresco. In presenza di un terreno argilloso nel nostro giardino (molto poco drenato), bisognerà creare una buca abbastanza grande in modo tale da miscelare l’argilla presente sul terreno con buona torba, compost, letame maturo e terriccio di foglie. Se invece, ci si trova davanti ad un terreno calcareo, bisogna sostituire totalmente la terra con del terriccio per piante acidofile. Si consiglia una zona ombreggiata, anche se non disdegna la luce solare diretta; in questo caso però, occorre tenere il terreno umido con irrigazioni abbondanti in soprattutto in estate.
Sono piante abbastanza rustiche (resistono a -10 -12°C) se messe a dimora in piena terra. Non è raro però, nei primi anni e negli esemplari in vaso, che il gelo prolungato possa causare la cascola fogliare e l’aborto dei fiori. Stessi effetti possono essere legati ad episodi ventosi ripetuti. Non necessita interventi di potatura specifica vista la sua crescita estremamente lenta. Inoltre nel tempo acquisisce naturalmente una forma elegante ed equilibrata e si presta meno, rispetto alla japonica, alla formazione ad alberello o per le siepi. La moltiplicazione della pianta deve avvenire verso la fine dell’estate fino a fine inverno, mediante talea o gemme fogliari.