Crainz: «Manca un’idea culturale d’Europa il vuoto ha favorito l’avanzata dei sovranismi»
«La crisi attuale dell’Europa è responsabilità non solo della politica, ma anche della cultura con le sue inerzie e inadeguatezze di lungo periodo, divenute ancora più palesi dopo l’allargamento della Ue alla parte Est del continente a lungo “sequestrata” dal comunismo sovietico. Questo vuoto culturale ha favorito l’avanzata dei populismi e dei sovranismi». Guido Crainz, docente di Storia contemporanea dell’Università di Teramo, sarà oggi al collegio Ghislieri (di cui è ex alunno) per presentare il libro “Calendario civile europeo” (Donzelli editore), scritto con il filosofo e germanista Angelo Bolaffi: una ricognizione della storia d’Europa attraverso momenti-chiave, dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 al controverso referendum sull’indipendenza della Catalogna del 2017.
Professor Crainz, le date su cui si sofferma il libro sono importanti.
«Più che le date, abbiamo cercato di porre al centro i temi, per indurre una riflessione. Come il concerto dei Rolling Stones negli anni Settanta e la constatazione che a Est, i giovani vivevano le stesse pulsioni dei loro coetanei occidentali. Ancora, per quanto riguarda i trattati della Seconda guerra mondiale, ci siamo soffermati su quelli della Conferenza di Potsdam per evidenziare non tanto e non solo la divisione del mondo che venne sancita in quella sede, ma piuttosto la deportazione forzata delle popolazioni, in particolare tedesche, a cui essa diede via libera. Una tragedia rimossa. Lo spostamento dei confini riguardò la Germania, la Polonia, ma anche la Cecoslovacchia».
E dopo la Grande guerra del 1915-18?
«Il trattato di pace di Versailles fu il più importante, anche perchè lasciò irrisolti tutta una serie dei problemi, come la sistemazione dei tedeschi dei Sudeti, che furono poi alla base del Secondo conflitto mondiale. Ma abbiamo deciso di soffermarci sul trattato del Trianon, per le conseguenze sull’Ungheria dopo la dissoluzione dell’impero asburgico. Ancora oggi, il leader ultranazionalista magiaro Orban tuona contro quel trattato, per attaccare l’Europa. Nel 1919 non c’è solo l’umiliazione della Germania».
Il 1989 resta una data spartiacque.
«Quella tra est e ovest resta la divisione principale del continente, oltre al nord-sud. L’Europa a ovest nasce come risposta agli internazionalismi, a est contro la sopraffazione comunista. Nel 1989 la nazione diventa un valore da recuperare, si fa leva sull’orgoglio delle popolazioni oppresse dallo stalinismo. Ma non si arriva subito ad Orban, al suo paragonare “l’homo bruxellicus” all’homo sovieticus. Non dimentichiamo che il gruppo di Visegrad, oggi espressione dei regimi sovranisti dell’est, nasce nel 1991 per favorire l’ingresso di quei paesi nell’Unione europea, non contro la Ue. E’ questa l’idea di fondatori come Havel e Lech Walesa. Poi, mentre a Ovest finiti gli anni Ottanta di Reagan e della Thatcher si è riusciti a difendere il welfare, a est tutti gli elementi di protezione sociale introdotti dal comunismo sono stati distrutti».
Una crisi irreversibile?
«Gli anni d’oro dell’Europa sono gli anni d’oro dell’Occidente, visto come un mito dall’Est. Il 1989 è un momento di entusiasmo, le radici della crisi odierna dipendono anche dal fatto che non si è riusciti a costruire un’opinione pubblica europea. La nostra responsabilità in questo senso è molto forte. Intanto Putin a est esalta anche Stalin pur di sollecitare l’orgoglio patriottico».
La risposta alla pandemia è però sembrata rilanciare il ruolo centrale di un’Europa unita.
«Mi permetta di citare Schumann, il suo sottolineare che l’Europa si farà sopratutto con gesti concreti di solidarietà. Senza il Recovery fund, parleremmo in termini molto più pessimistici. Ma basta? Oggi più che mai, purtroppo, non si è avvertita la necessità di una forte presenza culturale. Schumann è fondamentale, bisogna partire da lì, i soldi sono importanti ma non bastano».
Guido Crainz dialogherà con Elisa Signori e Marina Tesoro, entrambe ex ghisleriane e docenti di storia dell’Università di Pavia: l’appuntamento inizierà alle 18 di oggi nell’Aula Goldoniana del Ghislieri e potrà essere seguito liberamente anche in streaming sul canale Youtube del collegio pavese, oltre che in presenza (secondo le istruzioni contenute nella pagina dedicata del sito internet del Ghislieri).