Voghera in bici, un tour nei punti critici per non dimenticare il piccolo Richard travolto e ucciso da un’autocisterna
Il giro
Quanto è sicuro pedalare per Voghera? Sarebbe troppo facile dare una risposta negativa, dopo il tragico incidente di poche settimane fa in cui ha perso la vita l'undicenne Richard Camellini. Tuttavia è proprio partendo da quel maledetto incrocio tra via Papa Giovanni e corso Rosselli che si trovano luci e ombre. Su tutto vale una considerazione: «Voghera non sarebbe poi così messa male». A dirlo è Maurizio Merlo, il presidente della sede Voghera-Oltrepo della Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta. L'associazione organizza per sabato 30 ottobre un tour di Voghera in sella e partendo alle 11 da piazza Duomo arriverà, dopo alcune tappe intermedie, proprio in corso Rosselli, dove renderà omaggio al ragazzo morto schiacciato da un camion.
La tragedia e il problema
Si torna sempre a questo incrocio e la mente ripercorre ogni volta le tragiche immagini di un sabato mattina di divertimento per due fratellini che si è trasformato in una immane tragedia. Un incedente che, al di là delle eventuali responsabilità che emergeranno dalle indagini degli inquirenti, mostra quanto un ciclista sia fragile e indifeso al cospetto di un'automobile o di un mezzo pesante. Se anche in via Papa Giovanni, da dove arrivava il piccolo Richard, ci fosse stata la pista ciclabile, come in corso Rosselli, con poche pedalate il bambino avrebbe attraversato l'incrocio in totale sicurezza. Proprio questa via viene messa sotto accusa dagli appassionati della Fiab: poco distante ci sono le scuole elementari De Amicis, ma non c'è nessuna traccia di una porzione di strada riservata alle due ruote. «Voghera ha una buona rete di piste ciclabili, ma alcune zone, come questa, ne sono ancora prive. Un vero peccato, perché negli anni le amministrazioni succedutesi hanno cercato di fare molto».
Come fare allora per rendere sicure le strade senza pista ciclabile? «Non giriamoci attorno, almeno nella zona del centro storico di Voghera sarebbe opportuno introdurre il limite di velocità di 30 chilometri all'ora» suggerisce Merlo. Un'altra pecca individuata da chi la bici la usa quotidianamente riguarda piazza Duomo: «Quando si arriva pedalando nel cuore della città ci si trova sommersi dalle automobili. -aggiunge Graziano Pozzi, altro socio Fiab della zona- Sarebbe opportuno liberare la piazza dalle auto, anche un pezzo alla volta, magari iniziando da una porzione». Ecco che torna d'attualità l'idea di una piazza Duomo interdetta alle automobili: poche settimane fa la mini Ztl estiva dedicata ai bar aveva chiuso i battenti anzitempo dopo tante critiche e pochi successi, ma rimane la voglia di una piazza più godibile alla mobilità dolce. Come d'altra parte restano ulteriori punti critici per le biciclette, più o meno evidenti. Ne è un esempio l'incrocio tra via Barbieri e via Bottiroli, a pochi passi dal campo giovani: non solo la pista ciclabile si interrompe all'improvviso, ma la segnaletica orizzontale è ormai sbiadita. Segno che non basta essersi impegnati, ma si può fare di più e, soprattutto, preservare quanto realizzato. Lo conferma anche la situazione di viale Repubblica: non manca un ampio marciapiede che ospita sia pedoni che biciclette, ma senza una adeguata separazione lungo l'asfalto. Alcuni utenti chiedono che l'intero tratto sia definito da chiare linee di demarcazione a terra.
Dove va Peggio
Spostandosi lungo le periferie, poi, la situazione non migliora affatto: le vie interne di Medassino, per esempio, spesso mancano persino di marciapiedi, oltre che di pista per le biciclette. Un anziano che intenda recarsi in chiesa deve fare molta attenzione. Per non parlare di chi volesse dalle frazioni, come Oriolo, raggiungere la città pedalando: non c'è altra possibilità che percorrere le strade provinciali, peraltro in genere afflitte da problemi di alta velocità e dal passaggio di mezzi pesanti. Un inferno per le biciclette. Senza dimenticare il caso della velostazione: inaugurata nel settembre 2014, oggi è un locale vuoto e inutilizzato. «Manca pure una adeguata segnaletica che dia chiare indicazioni ai cicloamatori» aggiunte Merlo. Era infatti nata per dare agli appassionati del pedale un comodo punto di accesso alla vicina greenway, ma la struttura realizzata sotto all'autoporto negli anni ha solo raccolto critiche e polemiche: in due occasioni l'area seminterrata fu pure allagata dalle piogge. Alessio Alfretti