Terza dose necessaria per tutti? Due settimane decisive per saperlo
Pavia, parla il virologo Baldanti: «L’andamento dei contagi ci dirà nei prossimi giorni se dovrà essere estesa a tutti». Chi deve già farla, quanto dura l’effetto
PAVIA. La prima dose di vaccino anti-Covid, poi la seconda, infine la terza: ma quest’ultima quando andrebbe fatta? E quanto dura l’efficacia del vaccino? Inoltre, visto il protrarsi della pandemia, anche il monodose Johnson & Johnson richiede un richiamo, oppure è sufficiente a garantire protezione anche per quest’inverno?
A queste e ad altre domande, frequenti nella testa della gente comune in questo autunno che mostra una lenta risalita del tasso di positività del virus, risponde Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio di Virologia Molecolare del San Matteo di Pavia. Che avverte: «Saranno i prossimi quindici giorni a dirci se la terza dose sia necessaria per tutti, oppure solo per alcune categorie di persone. Saranno giorni decisivi per il trend invernale della pandemia».
Professore, chiariamo innanzitutto perchè si dovrebbe ricorrere alla terza dose.
«La sua funzione è quella di stimolare ulteriormente il sistema immunitario a riconoscere il virus, che significa aumentare l’intensità della risposta dell’organismo e la durata della stessa. Anche perchè dai nostri studi preliminari, confermati da ricerche pubblicate su Nature, riguardanti la terza dose inoculata su piccoli gruppi di pazienti, soprattutto fragili, è risultato che la “dose booster” ha garantito una risposta pari a quella riscontrata nei pazienti sani».
Fra terza dose e richiamo c’è differenza? E quale?
«Se guardiamo al contenuto è la stessa cosa. Si è visto che il vaccino anti-Covid ha bisogno di una prima dose e poi del richiamo, anche perchè la proteina spike presente in esso è quella del ceppo cinese, che poi si è modificata. Quindi la stimolazione successiva dà una risposta più intensa, in grado di bloccare le varianti, anche nel tempo. Se guardiamo, invece, alla tempistica la terza dose può essere fatta anche dopo 28 giorni dalla seconda e ha lo scopo di completare un ciclo vaccinale negli immunodepressi. Altra cosa è il richiamo, che va fatto almeno 6 mesi dalla seconda dose: di fatto si tratta di un secondo ciclo vaccinale che ha lo scopo di riattivare la produzione di anticorpi».
Possiamo dire che il vaccino perda efficacia? E dopo quanto tempo?
«Non si tratta di una perdita di efficacia, ma di un calo di anticorpi, che comunque non azzera la protezione. Si comincia a registrare dai 6 mesi in poi».
È uguale per tutti?
«No, varia da persona a persona. Per alcune, specie gli anziani, si riscontra e per altre no. Ma ciò che conta è il fatto che le cellule siano in grado di produrre anticorpi nel tempo (immunità T-cellulare)».
Quindi non possiamo parlare di un indebolimento dell’efficacia che varia da vaccino a vaccino.
«Esatto. Non è un indebolimento dei vaccini. L’importante, ripeto, è che le cellule continuino a produrre gli anticorpi contro il Covid».
Il vaccino monodose Johnson &Johnson richiede una seconda dose oppure basta quella già fatta?
«Che necessiti o meno di un richiamo lo dirà Aifa. Personalmente non credo che sia straordinariamente più efficace degli altri. Quindi non mi sembra inconcepibile un richiamo anche per questo vaccino».
Chi andrebbe sottoposto a richiamo? E chi alla terza dose?
«Per i richiami si è già seguito il criterio dell’età e del rischio da malattia severa da Covid-19, quindi gli ultra 60enni sono i più soggetti a ricoveri perchè i loro sistema immunitario invecchia. Invece, per la terza dose, l’ordine di somministrazione è quello indicato dall’Ema (Agenzia del farmaco europea), ossia prima immunocompromessi, poi over 80, ospiti delle Rsa, personale sanitario e over 60 fragili».
Si può utilizzare lo stesso vaccino per terze dosi e richiami?
«Non c’è differenza. Tra tutti i vaccini hanno dato meno problemi quelli a mRNA, ossia Pfizer e Moderna. Quindi utilizzare l’uno o l’altro è lo stesso».
Con il richiamo viene potenziato l’effetto dei primo ciclo vaccinale?
«Esatto. Il ciclo vaccinale a due dosi ne prevede una terza, e quello a una dose contempla la seconda. L’effetto viene potenziato i termini di intensità e probabilmente anche di durata».
Per quanto tempo?
«Una risposta ancora non c’è, ma altre esperienze ci dicono molto. Ad esempio il virus del morbillo: una vaccinazione sola non protegge e un richiamo protegge per una vita. La risposta immunologica che genera il vaccino del morbillo è simile a quella dei vaccini mRNA: stimola la produzione sia di anticorpi che di T-cellule. Il vaccino antinfluenzale, invece, dà origine solo a risposte anticorpali. Ma sono estremi di tipologie vaccinali nei confronti di due virus di cui conosciamo l’efficacia. Per quanto riguarda il terzo vaccino, quello contro il Covid appunto, lo scopriremo».
È stata la variante Delta a rendere necessaria la terza dose o la causa va ricercata nel calo di anticorpi?
«Sono le due cose combinate. Rispetto alle varianti, non è tanto la Delta ad incidere sulla necessità di fare una terza dose di vaccino. Piuttosto sono le mutazioni generali che si verificano. Ad esempio anche la Beta (Sudafricana) aveva destato preoccupazione. Il fatto è che la risposta anticorpale nei confronti di queste varianti è più bassa, quindi bisogna alzarla con la terza dose».
I richiami sono sicuri?
«Sono sicuri. E vanno fatti con dose aggiuntiva intera. Somministrarne una parte non avrebbe senso».