Letizia Moratti dice il primo sì al progetto del nuovo ospedale
VIgevano
La sanità del futuro a Vigevano: una Casa della comunità e, in prospettiva, un nuovo ospedale. Giovedì sera, durante l’incontro del Lions Club Vigevano Host, Letizia Moratti, vicepresidente ed assessore al welfare di Regione Lombardia, di fronte l’idea del sindaco Ceffa di realizzare un nuovo ospedale non ha chiuso le porte anzi: «Quando sarà pronto la invito a venirmi trovare in Regione, perché la sua idea è molto interessante». Il sindaco Andrea Ceffa aveva, poco prima, lanciato la sfida: «Regione Lombardia ha sempre investito sul nostro ospedale – - ora abbiamo provato ad immaginarel a città del futuro. Oggi l’ospedale è al centro della città e questo genera problemi di traffico e viabilità, poi la struttura è vecchia e difficilmente si sposa con i protocolli Covid. L’idea, quindi, è quella di liberare la zona occupata dall’ospedale, ospedale che verrà spostato in un’altra area più raggiungibile. Al posto dell’ospedale, invece, abbiamo pensato ad un parco urbano con un piccolo piano residenziale. Credo che questo progetto si sposi perfettamente con la riorganizzazione del sistema sanitario». Per quanto riguarda, invece, la Casa della comunità l'ex Asl di viale Montegrappa, potrebbe essere la sede più indicata. La riforma oggi in discussione in Regione prevede nella nostra zona tre Case della comunità: una a Pavia, una a Vigevano ed una a Broni mentre gli ospedali della comunità sono stati individuati a Mortara e Mede, cui si potrebbero aggiungere quelli di Casorate e Bereguardo. «La riforma – ha spiegato Moratti – prevede punti di accesso fisici e digitali per facilitare e governare la rete dell’assistenza. Le «Case» saranno un luogo dove le equipe lavoreranno per garantire assistenza alla persona che non dovrà più girare tra diverse strutture. Ci sarà quindi un punto di riferimento in cui la persona potrà essere seguita, con un’integrazione forte con i servizi sociali. Gli ospedali di comunità, invece, avranno un ruolo di raccordo tra l’ospedale "tradizionale" ed il territorio. Avranno tra i 20 ed i 40 posti letto ed offriranno ricoveri di bassa intensità e breve durata alleggerendo così la pressione nei nosocomi che potranno impegnarsi sulle attività proprie dell’ospedale. L’ospedale di comunità sarà gestito da infermieri ed oss con una presenza h24, in cui sarà data possibilità ai familiari o ai care giver di essere a fianco del parente. Non ci sarà alcun declassamento di ospedali già esistenti, sarà solo qualcosa di diverso, di nuovo o frutto di una riqualificazione dell’esistente. Non possiamo poi prescindere dall’assistenza domiciliare. In questo periodo drammatico di Covid abbiamo avuto delle esperienze che adesso stiamo portando a regime, come televisite e teleconsulti».Selvaggia Bovani