Amici di San Teodoro, nasce l’associazione per promuovere i tesori della basilica
Nella basilica di San Teodoro non ci si imbatte per caso. Va cercata, esplorando un dedalo di viuzze nel cuore antico di Pavia. Eppure questa chiesa un po’ appartata – che per monsignor Cesare Angelini supera «in eleganza e grazia San Michele e San Pietro in Ciel d’Oro» – nasconde tesori: affreschi e mosaici che raccontano la storia millenaria della città.
Ma, come tutti i tesori, richiede cura. Per affiancare il parroco, don Emilio Carrera, nella conservazione della chiesa, che risale al XIII secolo, è nato un comitato di cittadini. In pochi giorni l’associazione Amici di San Teodoro ha raccolto 130 iscrizioni.
«L’idea è di allargare l’orizzonte non solo sul valore artistico e sulla storia della nostra bella chiesa – spiega la segretaria dell’associazione, Monica Polgatti – ma estenderlo anche alla comunità di persone, per occuparci dei loro bisogni: famiglie con disagio, giovani da indirizzare, un impegno pastorale nel vero senso della parola. E come dichiara il nome del gruppo, gli amici si fanno carico anche dei problemi».
Se finora è stato possibile recuperare i fondi per rifare il tetto, mancherebbero invece quelle necessarie a risanare le pareti delle volte, raggiunte dall’umidità e danneggiate dalle infiltrazioni d’acqua.
San Teodoro, racchiusa tra le case dello scacchiere urbano romano di sud-ovest che domina una balconata naturale verso il Ticino, resta spesso ai margini dei percorsi turistici.
«Siamo fuori dai circuiti tradizionali delle guide – spiegano i fondatori dell’associazione –. Nel nostro piccolo abbiamo cominciato allora a organizzare visite guidate, tra settembre e ottobre, con il prezioso aiuto di una nostra socia, la storica dell’arte Bianca De Maria. In cantiere abbiamo già anche un concerto di musica d’archi e un evento, a dicembre, con la corale Vittadini e un ospite speciale, il baritono Ambrogio Maestri». Per informazioni: segreteria@amicidisanteodoro.it
A far da cicerone sarà anche il parroco, don Emilio Carrera, che farà tesoro dell’esperienza maturata in 21 anni nella basilica di San Lanfranco. «Questa chiesa è un insieme di sorprese – anticipa – Ricchissima di storie da raccontare, a cominciare dai suoi celebri affreschi. Forse non tutti sanno che fino al 1956 la veduta di Pavia nel 1500 assediata dai francesi era solo una, all’altezza della prima campata sinistra, vicino all’entrata principale. Quando furono avviati i restauri per rimediare al degrado dell’affresco si scoprì che sotto l’intonaco ce n’era un altro. A coprirlo potrebbe essere stato lo stesso Bernardino Lanzani che era rimasto un po’ largo nel dipingere il cielo e il castello e gli restava ben poco spazio per il resto. Lo fece coprire e si rimise al lavoro, realizzando una Pavia più in miniatura».
La veduta della città, più completa e anche più nota, fu “strappata” e collocata sulla controfacciata interna, dove si trova tutt’oggi.
«E sempre durante altri lavori nel 1998, per adeguare il riscaldamento, fu rinvenuto quasi un metro sotto il pavimento attuale, un mosaico misterioso con figure antropomorfe, guerrieri, scene di caccia, che potrebbe appartenere alla precedente chiesa di Sant’Agnese».