Eitan, mandato d’arresto per nonno Peleg
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Per il rapimento del bimbo ordine di cattura internazionale della procura di Pavia anche per l’uomo che guidava l’auto. Ci sarebbe stato anche un tentativo di corruzione
PAVIA
Svolta nell’inchiesta penale sul caso Eitan. Sui presunti responsabili del sequestro del bambino, prelevato l’11 settembre dall’abitazione degli zii paterni a Travacò, pendono ora due mandati di cattura internazionali. Da quanto si è saputo, gli ordini di arresto, chiesti dalla procura di Pavia, sono stati emessi nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e di uomo di 50 anni, G. A. B., israeliano, che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato da Travacò a Lugano per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv. Resta indagata, nell’inchiesta del magistrato Valentina De Stefano, anche la nonna materna di Eitan, Esther Cohen.
La notizia trapela alla vigilia dell’udienza fissata, per domani, in tribunale a Tel Aviv: il giudice è chiamato a esaminare il ricorso presentato dai nonni materni contro la sentenza con cui la giudice Iris Ilotovic-Segal aveva dato ragione alla zia e disposto il rientro del bambino in Italia, sulla base della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori. Che quello di Eitan sia un caso di sequestro di minori lo ipotizza anche la procura di Pavia, che subito dopo il viaggio del nonno con il bambino, da Travacò in Israele, aveva aperto un fascicolo con questa contestazione.
Le indagini
Alcune circostanze del viaggio sono state chiarite dagli uomini della squadra mobile di Pavia, che attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza e dei caselli autostradali hanno ricostruito i movimenti di Peleg prima del rapimento e anche dell’auto, una Golf blu, usata per portare il bambino fino a Lugano. Peleg, rientrato in Israele alla fine di agosto, torna in Italia il 2 settembre, ma la Golf viene affittata solo il 10 settembre. Con questa auto, secondo quanto ricostruito, il bambino viene portato fino a Lugano. Dalle telecamere si sa che la Golf varca il confine con la Svizzera verso le 13, ma dopo una trentina di chilometri l’auto, guidata dal 50enne israeliano e con a bordo il nonno Peleg e il bambino, viene fermata dalla polizia svizzera vicino all’aeroporto, per un normale controllo. I tre occupanti vengono identificati e poi lasciati andare. Il controllo costa un po’ di ritardo, ma i tre arrivano in aeroporto in tempo per il volo, fissato per 13,45. Sull’aereo salgono il nonno e il bambino, che passa all’imbarco nonostante le anomalie del suo passaporto. Il documento, rimasto nella casa dove Eitan abitava con i genitori e il fratellino, in via Cà Bella, in Borgo Ticino, era sparito e la zia paterna Aya Biran ne aveva denunciato la scomparsa.
La PRocura di pavia ha anche spiegato che gli ex coniugi Peleg avrebbero messo in atto «alcuni tentativi di corruzione al fine di agevolare il sequestro di Eitan, come testimoniato da una cittadina israeliana, ormai da parecchi anni residente in Italia, la quale nel mese di luglio scorso era stata contattata telefonicamente per conto di Esther Cohen, con la proposta di aiutare la donna a portare il bambino in Israele in cambio di una cospicua somma di denaro». Una conferma della «meticolosa pianificazione del sequestro, vi sono »inoltre i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate precedenti all’11 settembre e accertati grazie all’analisi del traffico telefonico, in cui il nonno e l’autista hanno definito le fasi finali del progetto criminoso«.
L’udienza a Pavia
Ieri, intanto, in tribunale a Pavia si è svolta l’udienza del ricorso presentato dai legali dei nonni materni contro la nomina della zia come tutrice. I legali hanno chiesto la revoca della nomina e la trasmissioni di alcuni atti alla procura di Torino per valutare profili di falsità. I giudici si sono riservati.