Casamonica, il gup di Roma: dominano sfruttando la fama criminale
Le motivazioni della sentenza su 9 appartenenti all'organizzazione che aveva base alla periferia est della Capitale
Oltre 370 pagine di motivazioni per descrivere quello che a Roma, prima dell'arrivo del pm Giovanni Musarò, non era un clan di mafia, ma una banda di zingari e cravattari. Ma negli atti emerge una verità ben diversa. «Il clan Casamonica non è un'associazione mafiosa che fa uso generalizzato delle armi da fuoco o della violenza fisica (che viene utilizzata solo per difendersi da minacce esterne, ovvero per 'sollecitare' il pagamento dei debiti usurari), ma è un sodalizio che esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall'intera rete familiare, ottenendo - grazie alla condizione di assoggettamento e di intimidazione della popolazione - prestazioni contrattuali non retribuite, servizi e pratiche non consentite (come avvenuto in occasione del funerale di Vittorio Casamonica) e, in generale, trattamenti di favore», scrive nelle il gup di Roma Andrea Fanelli nelle motivazioni della sentenza in abbreviato del luglio scorso che ha riguardato 9 appartenenti all'organizzazione criminale che aveva base alla periferia est della Capitale.
Nel giudizio, tra i altri, Guerrino Casamonica ha avuto 10 anni e due mesi di reclusione e Christian Casamonica, 8 anni. Il giudice Fanelli nella sentenza spiega: «L'attività prevalente del clan è l'usura che, però, viene praticata in modalità tali da ridurre quasi sempre il debitore ad uno stato di assoggettamento tipico delle consorterie mafiose: alla vittima, invero, non è consentito restituire il capitale a rate ma soltanto in un'unica soluzione, evidentemente, non può avvenire a breve distanza dall'elargizione del prestito (atteso che normalmente le vittime di usura chiedono denaro ai loro aguzzini proprio perché versano in condizioni economiche disperate) - la corresponsione degli interessi usurari dura anche anni. Ne discende una condizione di sudditanza del debitore - che tra l'altro subisce violenze ove non rispetti le scadenze mensili - la quale va ad aggiungersi alla generale condizione di intimidazione e di omertà che il clan Casamonica suscita, a prescindere dai rapporti usurari, nelle persone gravitanti nel territorio di riferimento del sodalizio».
Comunque - sottolinea Fanelli - «il clan Casamonica, anche agli occhi della cittadinanza, si presenta come una comunità ‘autarchica’ ed autosufficiente che si pone in rapporto sostitutivo con l’autorità statale, il che costituisce un’ulteriore tipica connotazione delle associazioni di stampo mafioso». Nel provvedimento vengono ricordate diverse testimonianze di usurati. Una delle vittime spiega: «Posso con assoluta certezza affermare che chi contrae debiti con i Casamonica, anche dopo aver saldato il dovuto, rimane debitore a vita e ha l'obbligo nei loro confronti di riconoscergli quanto indebitamente richiesto».