Prostituta uccisa, il pm chiede 30 anni
![Prostituta uccisa, il pm chiede 30 anni](https://laprovinciapavese.gelocal.it/image/contentid/policy:1.40968268:1638009203/Untitled%20design%20(3).jpg)
A processo l’operaio 44enne che è accusato del femminicidio commesso quindici anni fa ad Alessandria
ZERBOLO’. Trent’anni di carcere. È la richiesta di condanna avanzata ieri dalla pm Marcella Bosco per Andrea Casarin, il 44enne operaio di Zerbolò arrestato ad agosto dello scorso anno con l’accusa di avere ucciso, nel 2006, la 30enne Altagracia Corcino, ad Alessandria.
Casarin, difeso dall’avvocata Alexia Cellerin, si trova in carcere da oltre un anno con l’accusa di omicidio volontario. Il processo, che si sta svolgendo con rito abbreviato, come chiesto dalla difesa, è stato aggiornato a venerdì prossimo, quando arriverà la sentenza. I familiari della donna si sono costituiti parte civile.
gli indizi alla base dell’accusa
La giovane donna, che prima di trasferirsi ad Alessandria abitava in via Talini nel quartiere Mirabello a Pavia, era stata trovata senza vita nell’appartamento in cui riceveva i suoi clienti, nuda, con le caviglie e i polsi legati, un cuscino sul volto e il collo ferito da coltellate. Un delitto terribile, per tanti anni rimasto senza colpevole.
Le indagini dei carabinieri di Alessandria portarono a Casarin a distanza di 14 anni dai fatti, dopo il suo arresto per un fatto di droga e dopo l’inserimento delle sue impronte nella banca dati a disposizione delle forze dell’ordine. Impronte coincidenti con alcune tracce trovate nella casa del delitto. Contro Casarin, ci sono, in particolare, due indizi, che sono stati sottolineati anche nella requisitoria del pubblico ministero: il Dna su un pezzo di scottex trovato in camera da letto e la sua impronta digitale su un pezzo del nastro adesivo usato per bloccare i polsi della vittima. Impronta mescolata ad altre non rilevabili: solo quella di Casarin era stata isolata.
Indizi sufficienti per la procura di Alessandria a contestare l’omicidio con l’aggravante della crudeltà e a chiedere la condanna massima (30 anni) prevista con il rito abbreviato.
la difesa e i punti deboli
Dal suo canto l’avvocata difensore ha messo in luce, nella sua arringa, i punti deboli, a suo avviso, dell’impianto dell’accusa. A cominciare dall’assenza di un movente. Per la difesa, inoltre, le impronte di Casarin (che non aveva negato di essere stato nella casa della vittima) sarebbero rimaste sul nastro adesivo perché qualche giorno prima l’uomo aveva aiutato la ragazza a inscatolare degli oggetti, due giorni prima dell’omicidio, per un trasloco. La difesa aveva anche chiesto alla procura di valutare piste alternative, e in particolare la posizione dell’ex fidanzato della vittima, Luis Alfredo Jimenez, coinvolto nel 2009 in un fatto di sangue. L’uomo aveva accoltellato alla pancia la compagna dell’epoca ed era stato per questa vicenda condannato. Ma la Cassazione non aveva accolto la richiesta di nuove indagini.