Eitan ritorna a casa dopo quasi tre mesi: venerdì gli zii lo riporteranno a Travacò
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L’aereo con a bordo il piccolo è atteso in serata a Orio al Serio, la villetta è stata “blindata” dai teloni per garantire la privacy
TRAVACO’. Teloni di colore verde attorno alla casa di Travacò per proteggere Eitan. Il bambino di sei anni, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, tornerà domani sera (venerdì 3 dicembre) in Italia con la zia Aya Biran, lo zio Or Nirko e le cuginette, dopo due mesi e mezzo trascorsi in Israele ad attendere la decisione dei tribunali. Il bambino, prelevato dalla casa della zia, sua tutrice, l’11 settembre e imbarcato dal nonno Shmuel Peleg su un aereo privato, potrà riabbracciare i nonni paterni e rivedere i suoi compagni di scuola.
Tra Pavia e Travacò gli animi sono divisi tra la gioia dell’attesa e la necessità di tutelare il bambino. «Ora il piccolo ha solo bisogno di tranquillità e di tornare a casa – dice il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi –. Sentirò Aya quando sarà opportuno, per il momento serve davvero che tutti rispettino le esigenze di riservatezza, così come chiesto dalla famiglia».
L’attesa a Travacò
L’arrivo dell’aereo da Tel Aviv è previsto all’aeroporto di Orio al Serio, a Bergamo, nella serata di venerdì. Le autorità faranno il possibile per salvaguardare la privacy del bambino, come chiesto dalla stessa famiglia paterna, per metterlo al riparo da ulteriori disagi, così come fatto in questi due mesi e mezzo.
Dopo qualche giorno di svago con le cugine, gli zii, gli amici e i parenti più stretti, tra cui i nonni paterni che abitano anche loro a Travacò, tra qualche giorno Eitan dovrebbe anche andare a scuola, in prima elementare. Avrebbe dovuto iniziare il 13 settembre, se il nonno non lo avesse prelevato, due giorni prima, e portato in Israele.
Il ritorno a Pavia dovrebbe mettere fine al calvario del bambino che, dopo avere perso i suoi genitori, il fratellino e i bisnonni, si è ritrovato al centro di un’aspra controversia internazionale.
In Italia la battaglia legale riprenderà sul terreno dell’affidamento e della custodia del bambino, ma sul rientro ha messo un punto fermo, pochi giorni fa, la Corte Suprema di Tel Aviv, che confermando le due decisioni delle scorse settimane di primo e secondo grado, ha stabilito che si è trattato di un rapimento verso cui la Convenzione internazionale dell’Aja prevede «tolleranza zero» e che impone «la restituzione immediata» ai tutori.
«Non è discutibile – avevano spiegato i giudici nella sentenza di 17 pagine – che il luogo normale di vita del minore sia in Italia, dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza». Eitan si era trasferito a Pavia con i genitori Tal Peleg e Amit Biran quando aveva appena un mese.
«Un rapimento»
Il giudice israeliano ha così riconosciuto, accogliendo l’istanza della zia Aya, la sottrazione illegittima del minore da parte del nonno materno. Shmuel Peleg è destinatario, per questo, di un mandato d’arresto internazionale per le accuse di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e appropriazione indebita del passaporto del bambino. Nell’inchiesta della procura di Pavia nei giorni scorsi è stato arrestato con mandato europeo il presunto complice di Peleg, il «soldato» dell’agenzia di contractor statunitense Blackwater, Gabriel Alon Abutbul, anche lui israeliano, bloccato a Cipro, dove risiede, già scarcerato e ora con obbligo di firma in attesa della conclusione del procedimento di estradizione (oggi, 2 dicembre, è prevista l’udienza davanti ai magistrati ciprioti).
Per la sottrazione del bambino da Travacò è indagata anche la nonna materna Esther Cohen, ex moglie di Shmuel Peleg. Ai nonni materni, da quanto si è saputo, è stata concessa la possibilità di vedere e salutare il nipotino prima della partenza per l’Italia.
In Israele i giudici, dopo una iniziale alternanza, avevano stabilito che gli incontri con i nonni fossero supervisionati da operatori dei servizi sociali.