Non cammina più dopo l’incidente in moto, il giudice gli assegna vitalizio dopo 11 anni
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Il giudice di Pavia riconosce all’uomo, oggi 36enne, un assegno di 31mila euro che l’assicurazione verserà ogni aprile
Aveva 26 anni, una moglie e tanti sogni da realizzare quando un incidente in moto, mentre andava al lavoro, gli cambiò la vita per sempre. Era il 15 luglio del 2010. Da quel momento l’uomo, che oggi ha 36 anni e abita a Pavia, non ha più potuto compiere i gesti più banali, come camminare o mangiare.
È invalido al 92%, non può lavorare e ha bisogno di cure costanti. Per questo, a distanza di 11 anni dall’incidente, il giudice Renato Cameli ha accolto la sua richiesta di ricevere una somma di denaro che possa garantirgli l’assistenza necessaria per il resto della sua vita.
A pagare sarà l’assicurazione dell’automobilista che, uscendo da un parcheggio in via Emilia, a Pavia, quel giorno di luglio aveva tagliato la strada al giovane in moto. I legali del giovane (la causa è stata seguita dagli avvocati Marco Casali e Francesca Gentilini) avevano chiesto 1,2 milioni di euro, a copertura delle spese sostenute finora per le cure e per l’assistenza necessaria in futuro.
Il giudice ha, di fatto, accolto la richiesta ma invece di concedere la somma in un’unica tranche ha preferito un’altra formula: assegnare un vitalizio a versamento annuale. Ogni 30 di aprile l’assicurazione dovrà pagare la cifra di 3mila e 200 euro al 36enne, per il resto della sua vita. Il calcolo è stato compiuto sulla base dell’aspettativa di vita, tenuto conto delle condizioni dell’uomo.
Due anni in coma
Il 36enne, che all’epoca lavorava come meccanico, era rimasto coinvolto nell’incidente in via Emilia mentre si recava in officina. Le sue condizioni erano subito apparse disperate.
Il giovane aveva riportato ferite molto gravi, in particolare un trauma cranico che aveva fatto temere per la vita.
Il ragazzo si salvò ma restò per quasi due anni in coma. Al risveglio fu evidente la necessità di assistenza costante, di farmaci, presidi e di trattamenti di fisioterapia. In questi anni ha avuto bisogno di assistenza domiciliare e di frequentare un centro diurno.
Garantire l’assistenza
L’assicurazione risarcì il danno causato dall’incidente, ma non il danno patrimoniale legato all’assistenza (mentre il danno da perdita di chance lavorativa era stato risarcito dall’Inail).
Da qui la decisione di fare causa all’assicurazione dell’automobilista, per ottenere il rimborso delle spese già sostenute e che l’uomo sarà costretto a sostenere per il resto della sua vita.
Il giudice Cameli ha accolto la richiesta, assegnando il versamento con la formula del vitalizio. L’assicurazione è stata condannata anche a pagare subito 231mila euro per le spese già sostenute in questi undici anni.
La vicenda
Sull’incidente che aveva coinvolto il giovane si è già concluso, anni fa un procedimento civile a Milano. Nella causa contro l’assicurazione dell’automobilista, in relazione al danno biologico provocato al motociclista, il tribunale di Milano aveva riconosciuto la responsabilità del guidatore della macchina, che era uscito da un parcheggio in via Emilia a Pavia e aveva tagliato la strada al ragazzo in moto. Il risarcimento ottenuto, tuttavia, ha coperto il danno riportato (si applicano precise tabelle che tengono conto dell’invalidità e delle capacità residue) ma erano rimaste fuori tutte le spese sostenute per i ricoveri e le cure necessarie e soprattutto per l’assistenza di cui il giovane avrà bisogno per il resto della sua vita. Da qui la decisione di rivolgersi agli avvocati Casali e Gentilini, che hanno proposto causa su questa specifica richiesta. I legali hanno calcolato una somma di oltre un milione di euro, il giudice ha riconosciuto la somma ma dilazionandola nel tempo, attraverso una forma di vitalizio. Per la perdita di capacità lavorativa, invece, il risarcimento era stato assegnato dall’Inail.