Covid e maltempo, il calcio avanti a fatica. Del Bo: stagione a rischio, ma c’è un piano B
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Il presidente provinciale della Figc: «Faremo di tutto per ripartire dopo Natale. Movimento non indebolito dalla pandemia, neppure tra i giovani»
Prima la neve dell’Immacolata e le gelate che hanno reso impraticabili i campi, poi la quarta ondata del Covid che ha allungato la striscia delle partite rinviate, per i sempre più frequenti casi di positività al virus riscontrati nelle squadre. E’ stato un dicembre complicato per il calcio dilettantistico pavese, giunto alla tradizionale pausa natalizia e di fine anno col fiatone e il timore di non poter riprendere l’attività agonistica a gennaio, proprio come accadde nel 2020-21, salvo che per l’Eccellenza, rifugiatasi in corner nella soluzione del mini-campionato di sola andata.
«La preoccupazione c’è, inutile negarlo – ammette Roberto Del Bo, 59 anni, ex arbitro, dal 2013 alla guida della delegazione provinciale della Figc – Ma c’è anche la determinazione a ripartire e a concludere regolarmente la stagione, se necessario anche sforando il termine ultimo del 30 giugno 2022». Proprio per questo, il Comitato lombardo (Crl) della Lega nazionale dilettanti, con una decisione subito recepita dalle singole delegazioni, ha stabilito - con una sorta di piano B - che dopo l’Epifania solo l’Eccellenza rispetterà il calendario fissato in estate, mentre nelle altre categorie, dalla Promozione alla Terza, le prime due giornate dei gironi di ritorno slitteranno a primavera e si ripartirà il 23 gennaio dalla terza giornata, dedicando i fine settimana del 9 e del 16 alla disputa dei recuperi. Tutto questo nella speranza che, nel frattempo, il Covid molli la presa, consentendo la ripresa dei campionati.
Del Bo, a proposito di Covid e calcio: non c’è anche un problema di eccessiva rigorosità del protocollo applicato a livello dilettantistico, per cui è sufficiente un positivo in squadra per far rinviare la partita?
«Il Crl, in effetti, aveva proposto un numero minimo di tre contagiati, ma l’Ats, ente superiore, ha facoltà di intervenire e di imporre la quarantena con un solo contagiato. Il sistema comunque ha retto per mesi, poi l’impennata dei contagi ha prodotto le prime crepe».
L’altra emergenza di dicembre è stata legata al maltempo. Questione datata: quantomeno al Nord non sarebbe opportuno fermare i campionati nei periodi più freddi?
«Sarebbe auspicabile nel migliore dei mondi possibili. In realtà la scelta obbligata a settembre è stata quella di comprimere i calendari, nel timore di un ritorno del virus. Cosa che, purtroppo, si sta puntualmente verificando».
La pandemia ha intaccato il movimento calcistico provinciale? Penso in particolare ai giovani.
«I numeri relativi ai tesseramenti dicono di no, nemmeno nei settori giovanili, dove siamo in linea con le stagioni pre-Covid o addirittura con un certo aumento, e qualche nuovo ingresso tra le prime squadre. La priorità è stata quella di consentire ai ragazzi di tornare a giocare, con l’accento sulla funzione sociale del calcio giovanile».
Resta, al di là delle emergenze, la realtà opaca di un movimento calcistico provinciale la cui dimensione massima, per quanto riguarda le prime squadre, è l’Eccellenza, con i pro e persino la D, che mancano ormai da anni. Ha una spiegazione?
«Siamo di fronte a una situazione anomala, dalla quale, temo, non usciremo in tempi brevi, specchio di una crisi generale. Mancano forze imprenditoriali disposte ad investire nel calcio e i nostri impianti provinciali stanno diventando cattedrali nel deserto».
Lei a inizio stagione ha dovuto gestire anche il delicato caso Villanova-Carbonara, con la folle aggressione all’arbitro e a calciatori ospiti.
«Tolleranza zero con la violenza, ma anche volontà di rasserenare gli animi. Da qui l’incontro chiarificatore in Municipio: è auspicabile che da situazioni negative si lavori per far scaturire il lato positivo».
IL RITRATTO
Roberto Del Bo è nato a Pavia nel 1962. A 16 anni ha iniziato a fare l’arbitro e dopo la “gavetta” a livello provinciale è stato promosso alla dimensione regionale, per arrivare fino alla serie D. Quindi la carriera dirigenziale nell’Associazione arbitri (Aia), di cui è stato vicepresidente lombardo e quindi presidente tra il 2004 e il 2009. E’ stato poi ispettore della Lega Pro; dal 2013 è alla guida della Delegazione di Pavia della Federcalcio, che fa capo al Comitato regionale lombardo della Lnd. A questo impegno unisce l’attività imprenditoriale, come titolare dell’azienda Elettrica Pavese.