Le pensioni dei giornalisti all’Inps. Entro venerdì il via libera definitivo

ROMA. Con l’approdo oggi pomeriggio in Aula alla Camera del testo approvato tre giorni fa al Senato, si avvicina il via libera definitivo al passaggio delle pensioni dei giornalisti all’Inps. Palazzo Madama ha detto sì all’assorbimento da parte della cassa pubblica della gestione principale dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani (Inpgi 1) dal 1° luglio 2022. Ora tocca a Montecitorio. Già il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico si era dichiarato pronto ad intervenire per mettere in sicurezza le pensioni dei giornalisti. Ascoltato in audizione  alla Commissione bicamerale sugli enti di previdenza Tridici si era espresso a favore dell’assorbimento  dell’Inps come fatto in passato con Scau, Enpals, Ipost, Inpdap, «ovviamente adeguatamente sostenuti per il disavanzo che l’Inpgi si porta dietro». Il presidente della cassa pubblica aggiunge che «la disponibilità c’è, un’interlocuzione è in corso, però non vogliamo fare interferenze in un settore delicato come quello dei media. Bocciato l’ampliamento ai comunicatori. «Una cosa, però, è certa, non vorremmo una migrazione di contribuenti dall’istituto verso Inpgi anche perché spostare 17 mila comunicatori oggettivamente non sarebbe la soluzione». Tridico ha, dunque, bocciato l’ampliamento della platea contributiva dell’Inpgi considerata la vera possibilità di salvezza per i conti della cassa dei giornalisti che nell’ultimo bilancio hanno fatto registrare un buco difficilmente sanabile di oltre 242 milioni di euro.

Ridefinizione complessiva

Ma è l’intero comparto dell’informazione al centro di una riconsiderazione. In tutta Europa l'editoria gode di un sostegno pubblico, erogato con modalità e entità differenti da paese a paese, e l'Italia si iscrive perfettamente nel contesto europeo da questo punto di vista. E' quanto emerge dallo studio «Il sostegno all'editoria nei principali Paesi dell'Europa», curato dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio. Dalla ricerca emerge che gli stati sono generalmente propensi non solo a mantenere i contributi messi in campo nel corso della pandemia, ma anche ad ampliarli a causa della gravità delle conseguenze economiche negative abbattutesi sul settore. Le misure variano da paese a paese. Tra gli stati che contemplano contributi diretti, l'Italia è in quinta posizione, in fascia intermedia, per quanto riguarda l'incidenza delle risorse sul Pil, al di sotto della Francia. La Germania e il Regno Unito, invece, concentrano tradizionalmente le proprie risorse in interventi indiretti, come forme di sostegno di natura fiscale agevolativa. «Abbiamo anche scoperto - ha riferito il capo del Dipartimento dell'Editoria Ferruccio Sepe alla presentazione dello studio - che tutti i paesi hanno un'Iva agevolata per il settore editoriale e in molti casi c'è uno spread forte rispetto all'Iva ordinaria». Sepe ha anche sottolineato che «il Paese più vicino all'Italia, per la completezza delle misure adottate a sostegno del settore, è la Francia», anche se l'entità degli interventi è Oltralpe molto superiore. Alla luce di questo studio - ha commentato il sottosegretario Giuseppe Moles - «si può discutere se l'ammontare dell'intervento pubblico sull'editoria sia poco, nella media o sufficiente», ma non si può sostenere che l'Italia sia al di fuori del contesto europeo. «L'istituzione di un fondo straordinario nella manovra - ha proseguito - significa che il governo vuole tornare a investire sul settore perché lo ritiene un bene primario». Quanto alle risorse in campo, Moles ha citato, oltre ai contributi diretti e indiretti, anche le risorse che potranno emergere «da una corretta applicazione della direttiva copyright». Moles ha quindi annunciato l'apertura da gennaio di tavoli informali sul settore, tra i quali quello sulle agenzie di stampa, per valutare l'opportunità del passaggio dal sistema delle gare, che verrà prorogato per alcuni mesi, a quello delle convenzioni dirette.

Tavoli
«Con questo studio - ha spiegato Moles -, si è ritenuto utile fornire uno strumento con dati certi e inequivocabili. Si tratta di un ulteriore step nell'ambito di un percorso per la soluzione di una serie di problematiche, come avvenuto sul copyright e sull'Inpgi. In manovra c'è un fondo straordinario motivato e supportato anche dallo strumento della consultazione. Immaginiamo da gennaio di aprire tavoli informali con l'avvio di un percorso condiviso da tutti gli stakeholders». E «tutti gli strumenti che possiamo mettere a disposizione non possono che partire dalla tutela dell'occupazione - ha aggiunto -, non solo per tutelare quella esistente, ma anche per consentire alle imprese di crearne di nuova». «I tavoli di confronto sono sicuramente un passo importante - ha commentato il segretario Fnsi, Raffaele Lorusso -. Noi ci auguriamo che da questo confronto possa arrivare la spinta per riformare sia pure non nell'immediato, perché la legislatura è agli sgoccioli, la legge per l'editoria, perché questo settore in profonda trasformazione ha bisogno di una legge di sistema che non può essere la legge del 1981 che, per quanto molto valida sotto il profilo tecnico giuridico, è una legge evidentemente di un'altra epoca».