Processo psicosetta, le testimoni della difesa: «Sesso tra consenzienti»
VIGEVANO. I rapporti sessuali c’erano, anche di gruppo, «ma erano accettati, c’era il consenso». È toccato ai testimoni delle difese, donne ora di 40 e 50 anni, testimoniare nel processo in corso a Novara per la “psicosetta delle bestie”.
Testimonianze che si sono tenute, come tutto il resto del processo, a porte chiuse per motivi di pubblico pudore. Ma dall’aula allestita all’università di Novara filtrano indiscrezioni, racconti. E non sono del tenore drammatico delle prime testimoni, donne che hanno denunciato violenze e soprusi per anni, facendo partire l’indagine della questura che nel 2020 aveva portato a scoprire la setta attiva almeno dal 1990, anche a Vigevano e Montù Beccaria, oltre che a Cerano (al confine con Cassolnovo), Rapallo e Milano. Dalle testimoni delle difese è emerso che il clima negli incontri a sfondo sessuale era «di condivisione e studio filosofico», che il sesso sì c’era, ma «era accettato» anche se con momenti di sofferenza.
Tesi ribadite nell’udienza di venerdì, che ha riaperto il processo dopo tre mesi di pausa per questioni logistiche: sono in corso lavori in tribunale a Novara e non c’era a disposizione un’aula abbastanza grande, se non quella presa in prestito dall’università.
la vicenda
Ci sono 24 imputati a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere alla violenza sessuale di gruppo e su minori, fino alla riduzione in schiavitù.
Tre imputati sono vigevanesi. Si tratta di Claudio Merli, 62 anni (avvocati Alessandro Mezzanotte e Massimo del Confetto), Adele Giorgio, di 40 anni (avvocati Alessandro Rogani e Roberta Rossetti), e Rosaria Di Lorenzo, di 59 anni, nata a Vigevano ma residente a Milano (avvocata Stefania Maria Agagliate), che avrebbe assistito quello che era considerato il capo della setta durante gli incontri sessuali. Merli era detto “il messere”: avrebbe reclutato giovani e svolto compiti economici. Il caso era scoppiato nel 2020, dopo le prime denunce che hanno portato alle indagini. Le vittime, spesso giovani e alcune di età inferiore ai 10 anni, avrebbero subito violenza fisica e psicologica dagli adepti. Stupri che sarebbero avvenuti, dal 1990 in poi, oltre che a Cerano anche a Vigevano, Montù Beccaria e Rapallo.A capo della setta ci sarebbe stato Gianni Maria Guidi, detto il “Dottore”, che però è morto nel marzo 2023 a 79 anni. È stata chiamata “Psicosetta delle bestie” perché durante i rituali sessuali le donne venivano chiamate anche con nomi di animali «capretta», «cavallo», «volpetta», «lumachina». Spesso, secondo l’accusa, le vittime erano soggiogate perché provenienti da situazioni di difficoltà anche economica e attratte dalle promesse di una vita migliore da parte dei componenti della setta.
Il processo è iniziato a febbraio dello scorso anno di fronte la corte d’assise di Novara, diverse vittime tra cui Giulia (nome di fantasia) la ragazza che aveva denunciato la vicenda, hanno parlato di abusi e violenze. Veri e propri soprusi, con pratiche sessuali violente e imposte.