L’Università nega l’aula del ‘400 all’incontro sul tema Palestina: «Mancava il contraddittorio»
PAVIA. L’Università dice no all’incontro con il presidente della comunità palestinese, così gli organizzatori trasferiscono l’appuntamento in piazza delle Torri il 16 maggio alle 20.30. E scoppia il caso: «Una censura mascherata da impedimenti burocratici» afferma Silvia Garzena della Rete antifascista, che insieme ad Arci e Udu (unione degli universitari) aveva richiesto l’aula del ’400 per ospitare Khader Tamimi, 74 anni, pediatra in pensione e presidente della comunità palestinese di Lombardia. «Non c’è alcuna discrezionalità nella nostra scelta, è un fatto amministrativo» replica Giampaolo Azzoni, delegato del rettore alla comunicazione: «Il regolamento sugli spazi vieta la concessione per manifestazioni religiose, a partiti o movimenti politici». Succede nell’ateneo dove, con modi e formule differenti, hanno sfilato negli anni diversi esponenti politici tra cui l’ex senatore leghista Simone Pillon, promotore di un omonimo e controverso disegno di legge sul diritto di famiglia, separazione e affido dei minori: è stato ospite dell’aula magna nel 2019 durante un corso universitario. Il suo arrivo a Pavia fu accolto dalle proteste.
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«Il no era nell’aria»
Palestina, storia di un popolo e della sua resistenza: questo il titolo della conferenza negata dall’ateneo, focalizzata sull’intervento di Tamimi oltre che sui racconti della comunità di studenti e persone palestinesi di Pavia. «Il no dell’Università non ci sorprende: era nell’aria, anticipata da ripetute richieste di chiarimento sulla natura dell’evento – prosegue Garzena – come se volessero prendere tempo o rimandare la decisione. Riteniamo sia una grave chiusura al dibattito pubblico». Il no all’iniziativa è arrivato con una comunicazione agli organizzatori, e l’ateneo spiega: «Siamo tenuti a garantire il pluralismo delle idee oltre che l’autorevolezza scientifica, anche nel rispetto di precisi vincoli regolamentari. L’evento proposto, dando voce ad un solo punto di vista, non rispetta questo requisito e si configura come una manifestazione politica che, come tale, non può essere ospitata in università. Così come in moltissimi altri casi, saremo lieti di ospitare l’evento qualora siano garantiti scientificità e pluralismo».
Così gli organizzatori hanno deciso di fare a meno dell’aula del ’400: «La conferenza si terrà lo stesso in piazza Leonardo da Vinci» dice Clelia Garante, presidente di Arci provinciale, che rigetta la posizione dell’ateneo: «Nel tempo ha ospitato decine di eventi a sfondo anche politico, come l’incontro con Simone Pillon. Adesso si citano i regolamenti e sembra quasi che vengano adottati due pesi e due misure».
«Noi aperti all’argomento»
«Il tema della conferenza è di grande interesse – conclude Azzoni – ma per come è stato proposto, la composizione dei relatori tale da non assicurare la pluralità. Noi siamo disponibili ad accogliere tutte le opinioni, purché sia garantita la rappresentanza di tutte le voci e, se l’evento avesse previsto un relatore che assicuri il contraddittorio, la risposta sarebbe stata diversa, perché la presenza del pubblico non basta a garantire pluralità. Siamo un ateneo pubblico e, in quanto tale, dobbiamo rispettare i regolamento che impediscono, tra l’altro, eventi politici o religiosi».
«Si è sprecata un’occasione per condannare il genocidio»
«L’Università ha deciso di non prendere posizione sul genocidio perpetrato a Gaza. È un’occasione sprecata, quali istituzioni devono alimentare il dibattito se non i centri del sapere? Così gli atenei snaturano il proprio ruolo, adducendo motivazioni futili». È il commento di Khader Tamimi, presidente della comunità palestinese di Lombardia che il 16 maggio sarà in piazza delle Torri per l’incontro cui l’ateneo non ha concesso spazi per motivi di regolamento. Pediatra in pensione originario di Hebron, 74 anni, è arrivato in Italia nel 1969 e ha vissuto a Perugia, Padova e poi Milano.
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Tamimi è uno dei portavoce delle istanze dei palestinesi in Occidente, ed è stato più volte invitato da circoli e associazioni anche prima dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza, che ha causato più di 33mila morti in larga parte civili. «Nel tempo, sono stato invitato da diversi partiti e associazioni, Pavia doveva essere il mio primo incontro in Università per parlare della storia, delle radici e dello sviluppo del conflitto che ancora oggi si sta consumando. Trovo la decisione poco democratica: è stato chiesto di mantenere l’equilibrio ma la situazione, oggi, è talmente calda e drammatica che l’unica cosa che possiamo fare è alzare la voce contro il genocidio del popolo palestinese, chiedendo la pace e il rispetto delle risoluzioni Onu sul ritorno dei profughi palestinesi e la restituzione dei territori occupati da Israele. Serve pace vera e non temporanee cessazioni delle ostilità, altrimenti questo conflitto si trascinerà per sempre».