In 300 contro le guerre: «Pavia capitale di pace»
foto da Quotidiani locali
PAVIA. Niente bandiere di partiti o movimenti, ma non sono mancati i riferimenti all’invasione israeliana della Striscia di Gaza. Poi una firma rendere Pavia “capitale di pace”: così si è concluso il lungo corteo silenzioso e trasversale da 300 persone che, sabato pomeriggio, hanno sfilato per le vie del centro in direzione del Comune, dove i candidati sindaci di tutti gli schieramenti hanno sottoscritto l’appello promosso dalla manifestazione: ridare vita ai gemellaggi stipulati dalla città (come quello con Betlemme) e, tra le altre cose, sensibilizzare i cittadini sulla promozione della nonviolenza e la cultura del disarmo.
«Vogliamo che Pavia diventi città capitale della pace», ha detto al microfono don Michele Mosa della diocesi di Pavia, prima di porgere la penna ai candidati Alessandro Cantoni (Pavia ideale) Michele Lissia (Partito democratico), Francesco Signorelli (Unione popolare-Potere al popolo) Paolo Walter Cattaneo (Rifondazione comunista). Il corteo è stato organizzato dalla diocesi ma ha incassato l’adesione di altre confessioni e del mondo laico: in una piazza Duomo senza bandiere ci sono anche gli ambientalisti di Fridays for future, i rappresentanti della chiesa ortodossa e ucraina di Pavia oltre a molte persone non religiose accorse per partecipare al corteo di pace cui ha aderito anche Ultima Generazione, movimento di disobbedienza civile noto per i blocchi del traffico e i blitz nei musei, per fare pressione sul governo e chiedere più attenzione alla crisi climatica.
Cinque minuti di silenzio
Per rispettare la composizione del corteo, la partenza è stata anticipata da cinque minuti di silenzio e non di preghiera, rimessa alla fede e alle convinzioni personali dei singoli partecipanti che, subito dopo, si sono incolonnati dietro lo striscione “no war” (no alla guerra) per sfilarein centro. In mezzo al corteo, qualcuno porta la kefiah sulle spalle, indumento tradizionale della cultura araba nel tempo diventato simbolo della resistenza palestinese. C’è chi manda un messaggio più esplicito di così: Chiara Viola partecipa alla marcia con un cartello legato allo zaino, che tra le altre cose recita: «Lo stato di Israele già c’è, è il popolo palestinese che non ce l’ha e vive occupato mlitarmente».
La donna aggiunge: «Non è nascondendo la realtà di un’invasione militare che si uscirà da questo conflitto, altrimenti si genererà ancora rabbia e violenza. Israele è uno stato riconosciuto, ma lo stato di Palestina ancora non c’è». In piazza anche diversi giovani: «La prospettiva della pace è ancora possibile, ma gli interessi politici ostacolano questo obiettivo» racconta Marta, che insieme a Tommaso sfila in Strada Nuova.
Al corteo ha aderito anche il collegio Borromeo: «Non è un pacifismo astratto o superficiale, ma desiderio di un mondo migliore. Il nostro collegio è abitato da giovani, che non possono che chiedere un mondo diverso sotto il segno della pace». «Il primo pensiero va all’Ucraina e alla Striscia di Gaza, certo – conclude Mosa – ma non esistono guerre di serie b. La pace devessere un ponte che unisce nelle differenze».