Sottomarina, case di riva Lusenzo: i rogiti sono bloccati
«Comune immobile». Residenti furiosi a un anno dalla legge di regolarizzazione: «L’amministrazione deve ancora chiudere le pratiche»
SOTTOMARINA. «Nessun rogito in vista. In un anno il Comune non ha chiuso alcuna pratica sulle case di riva Lusenzo». A raccontare la frustrazione dei residenti delle case “demaniali” della riva è Eros Tiozzo, capofila del comitato che si era costituito quando iniziò la battaglia delle 200 famiglie per ottenere la proprietà delle case dove vivevano da generazioni.
La legge per regolarizzare le case di riva Lusenzo è datata 20 febbraio 2020, ma a 12 mesi di distanza, malgrado gli annunci dell’amministrazione, l’epilogo sembra ancora lontano.
«È stata una delusione totale», racconta Tiozzo, «In un anno il Comune non ha fatto nulla, nascondendosi dietro la scusa della mancanza di personale. Poche settimane fa il vicesindaco ha annunciato che eravamo pronti per rogitare, ma non è così. Ci siamo affidati tutti a dei tecnici per presentare la documentazioneper chiedere di acquisire il terreno e sappiamo che nessuno è pronto con i rogiti. A luglio, nell’ultimo incontro per spiegarci la metratura, era stato annunciato che entro fine anno il 60% delle famiglie avrebbe chiuso le pratiche diventando finalmente proprietaria della casa».
La vicenda Lusenzo nasce negli anni Venti del secolo scorso quando il Magistrato alle acque di Venezia propose ai cittadini di effettuare a proprie spese la bonifica e la costruzione dell’argine del canale Lusenzo con l’intesa di ricevere, in cambio dei lavori eseguiti, l’appezzamento di terreno imbonito.
Un passaggio però che non fu mai sancito da alcun atto formale, nonostante sulle aree siano stati poi costruiti immobili sui quali i cittadini hanno pagato le imposte e che sono stati oggetto di atti notarili di compravendita e di registrazione al catasto.
Una decina di anni fa il Demanio iniziò a contestare la proprietà delle case, inviando cartelle esattoriali da centinaia di migliaia di euro con gli arretrati e iniziò la battaglia dei cittadini. Con la legge bipartisan del 2020 il caso è stato risolto, ma manca la procedura, che spetta al Comune, per calcolare i costi dei terreni e venderli a chi ha la casa sopra.
«Noi la nostra parte l’abbiamo fatta», spiega Tiozzo, «ma in un anno non abbiamo mai visto nessuno fare un sopralluogo per verificare se i metri che abbiamo indicato sono veri. All’ufficio Demanio c’è un solo dipendente che a breve andrà anche in ferie. Nessuno di noi vuole alcun regalo, vogliamo pagare com’è giusto il terreno e chiudere questa storia infinita. C’è chi aspetta per vendere, chi deve ristrutturare perché la casa cade a pezzi, chi vorrebbe sfruttare il bonus del 110%, ma nessuno può farlo perché non siamo ancora proprietari delle nostre case. È prima di tutto una questione di dignità. Vogliamo sentirci finalmente a casa nostra. —
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