Visite gratuite per celebrare i 250 anni dalla morte dell’abate Filippo Farsetti
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foto da Quotidiani locali
Sabato 13 e domenica 14 due giornate di visite gratuite a Ca’ Farsetti e villa Farsetti inaugurano a Venezia e Santa Maria di Sala le celebrazioni per i 250 anni dalla morte dell’abate Filippo Farsetti.
Due appuntamenti straordinari con visite guidate a Ca’ Farsetti a Venezia e Villa Farsetti a Santa Maria di Sala, apriranno sabato 13 e domenica 14 gennaio le celebrazioni per i 250 anni dalla morte dell’abate Filippo Farsetti, avvenuta a Venezia il 22 settembre 1774.
Il Comune di Venezia e il Comune di Santa Maria di Sala apriranno per l’occasione le porte dello storico palazzo sul Canal Grande che ospita la sede municipale e della splendida villa monumentale che venne eretta come sede di campagna della famiglia.
Un ideale gemellaggio storico e geografico tra la dimora cittadina e la dimora di campagna dell’abate Farsetti, per un tour guidato organizzato dal Circolo Arci Pirola in collaborazione con le due amministrazioni comunali e con il patrocinio della Città metropolitana di Venezia e della Regione Veneto nel corso del quale si potranno ammirare le collezioni d’arte di Filippo Farsetti, conoscere i progetti architettonici, le passioni per l’arte, la scultura e la botanica del ricco e nobile veneziano.
Sabato 13 a Ca’ Farsetti, per la visita guidata nel cuore del palazzo oggi sede principale del Comune di Venezia, ad accogliere i visitatori che hanno prenotato il tour ci sarà la Presidente del Consiglio Comunale Ermelinda Damiano.
Domenica 14 in occasione del tour guidato a Villa Farsetti di Santa Maria di Sala sarà invece il sindaco Natasha Rocchi a salutare gli ospiti che hanno scelto di scoprire la storia e le bellezze della residenza di campagna della famiglia Farsetti.
La storia
L’abate Filippo Farsetti nacque a Venezia il 13 gennaio 1703 da Anton G. Francesco e da Marina Foscari. Filippo, grazie all’agiatezza della famiglia, aggregata al patriziato veneziano nel 1664, visse una una giovinezza serena, dedita agli studi e del tutto aliena da qualsiasi impegno politico, anche grazie alla scelta di prendere gli ordini minori, che comportava l'obbligo di portare l'abito ecclesiastico e il titolo di abate.
Viaggiò molto a Roma, Napoli, Firenze, Parigi, dove visse a lungo, divenendo amico di letterati, artisti, bibliofili.
Il collezionismo
Allievo di padre C. Lodoli, divenne ben presto un apprezzato collezionista ed il suo appassionato mecenatismo contribuì in modo decisivo alla fortuna del movimento neoclassico a Venezia.
Celeberrima è la sua collezione di 253 calchi di gesso (statue, busti, teste, bassorilievi) eseguiti in gran parte dallo scultore bolognese Ventura Furlani: dapprima a Roma, dove lo favorì il cugino Carlo Rezzonico, dal 1758 papa Clemente XIII, poi a Napoli, a Firenze, in Spagna, Francia, Inghilterra, mise insieme una splendida raccolta di modelli della più celebre statuaria classica e moderna.
Fece copiare a olio da Luigi Pozzi le pitture di Raffaello in Vaticano e i quadri di Annibale Carracci nella galleria Farnese, fece eseguire in sughero e pomice da Antonio Chichi gli archi di Costantino, di Tito, di Settimio Severo, il tempio della Sibilla a Tivoli, quello di Cecilio Metello a Capo di Bove.
Il museo
Acquistò terrecotte, bronzi, marmi antichi, 125 quadri di paesaggisti fiamminghi (tra cui Rembrandt, Rubens, Van Dyck), famosi maestri del '500 e '600 (Tiziano, Correggio, Rosa, Guercino, Tintoretto, Andrea del Sarto, Magnasco, Pietro da Cortona, Padovanino, Giorgione, Giordano, Palma il Giovane) e pochi scelti contemporanei (Carlevariis, Ricci, Zuccarelli). Questa immensa collezione costituì nel suo palazzo veneziano un vero e proprio museo, aperto al pubblico e meta delle visite ammirate di cittadini, artisti, critici, turisti stranieri, tra i quali Goethe.
Egli stesso ne curò un catalogo (Museo della casa eccellentissima Farsetti a Venezia), affinché i giovani di Venezia che volevano studiare l'architettura, la pittura e la scultura potessero conoscere questi capolavori, collocati più per loro beneficio che per ornamento della casa.
Tra gli allievi del suo museo vi fu Antonio Canova, che per il Farsetti eseguì le sue prime opere, due cesti di frutta e di fiori, collocate sullo scalone del palazzo (1772).
La sua vecchiaia fu amara: il tenore di vita dispendioso e le spese eccessive per l'edificazione della villa di Santa Maria di Sala (qualcuno azzarda la cifra di 1.000.000 di ducati) minarono le sue finanze e lo costrinsero a vendere beni immobili e titoli di Stato. Colto da apoplessia divenne imbecille e smemorato, facile preda di profittatori. Morì a Venezia il 22 settembre 1774.
Info per le visite guidate con Prenotazione obbligatoria: 347/4156093 – info@arcipirola.org