Finanziamenti in calo, costi alle stelle: a Venezia primi aumenti delle rette delle case di riposo
Un divario tra i bisogni delle famiglie e gli aiuti che ricevono. I servizi pubblici per anziani sono in difficoltà, stanno scontando anni di riforme senza successo e finanziamenti con il contagocce.
Se gli aiuti statali e regionali vengono meno, l’unica soluzione per le strutture è quella di aumentare le rette, come è successo all’Ipav di a Venezia e Mestre.
Nel 2024 il costo giornaliero per gli anziani aumenterà di due euro per quelli convenzionati e di 10 per chi è in regime privato. A dirlo è il presidente stesso delle case di riposo, seguito a ruota dai sindacati.
La situazione nel Veneziano
I letti nelle residenze pubbliche nel territorio dell’Usl 3 sono 3.189, a cui si aggiungono 20 posti per gli stati vegetativi permanenti e 10 per la sezione Alta protezione Alzheimer, a fronte di 159.334 over 65 di cui, certo, solo una minoranza è non autosufficiente.
Nel Veneto orientale i posti letto sono 194, a cui ne vanno aggiunti 10 dedicati alle persone con Alzheimer.
«I letti non bastano», commenta Luigi Polesel, presidente di Ipav, «c’è un aumento costante delle richieste e, proprio per questo, le liste d’attesa sono lunghe». Lo conferma anche Simone Gusso, presidente del consiglio di amministrazione della struttura per anziani Don Moschetta di Caorle.
Tante domande, pochi contributi
Sempre più richieste, quindi, ma i contributi della Regione alle rette – le cosiddette impegnative che permettono di alleggerire il costo alle famiglie – sono fermi e dallo scorso agosto questo è diventato un problema importante per le strutture e gli ospiti.
«Ora il Governo ha stanziato 20 milioni per il fondo dedicato ai non autosufficienti», spiega Polesel, «il grosso andrà agli anziani ma bisogna capire come verrà ripartito».
Visto che la previsione è quella di ricevere solo delle briciole – si parla di 0,40 centesimi a utente delle Rsa – Ipav ha aumentato le rette giornaliere.
«La necessità reale era quella di incrementare la retta di tre euro, ma abbiamo chiesto meno per non pesare troppo sulle famiglie», spiega. Tra le strutture pubbliche, anche la Casson di Chioggia ha previsto un incremento della retta di un euro. Niente aumenti a Caorle, Portogruaro e Mirano dove, però, la Cisl sottolinea che i rincari ci sono già stati.
«È la Regione stessa a suggerire alle rsa di alzare le rette», spiega Paolo Lubiato della Cisl Fp, «dicendo che, altrimenti, queste non sono in situazione di bisogno economico e, di rimando, non hanno bisogno degli aiuti».
I costi per le Rsa
Tra le motivazioni del rincaro delle rette, Polesel spiega che c’è anche l’aumento dell’Iva sulle bollette, tornata al 22% come prima della pandemia.
«Negli ultimi anni l’agevolazione del governo l’aveva abbassata al 5% e il suo ritorno a regime comporta la fuoriuscita di 300 mila euro in più. Siamo stati costretti ad aumentare le rette», commenta, sottolineando che un ente pubblico che fornisce un servizio come l’assistenza agli anziani dovrebbe avere agevolazioni permanenti.
«Siamo molto preoccupati per la situazione», dice Michele Saya (Uil Fpl), «la politica è miope e la Regione non ha mai risposto alle nostre richieste sulle impegnative, chiediamo misure veloci ed efficaci».
Sempre più anziani e più malati
L’invecchiamento della popolazione galoppa. Dei residenti nel territorio dell’Usl 3, il 25, 95% è over 65. Le persone non sono solo sempre più anziane, ma anche più malate e, in un numero crescente di casi, presentano più patologie.
Questo significa che anche le necessità assistenziali sono diverse. «Le case di riposo sono diventate reparti di geriatria, l’assistenza che si fornisce ormai è la stessa», spiega Saya. Confermano sia Polesel – che sottolinea come ciò comporti un aumento del carico sanitario – che Gusso: «Gli ospiti sono sempre più over 80 e malati. La politica ha una visione miope della situazione, investe in spese militari e lascia sguarnita sanità e assistenza».