Awana Gana, deejay a 74 anni: «Mio padre mi disse “lei è nato libero” E lo sono, da sempre»
Awana-Gana, veneziano, nome completo Antonio Awana-Gana Costantini Picardi, è uno dei Dj e presentatori che hanno fatto la storia della radio e della tv. A 74 anni ha appena cominciato una nuova esperienza professionale a Radio Stella Toscana, che può essere ascoltata anche in Veneto attraverso il web.
Awana, ci parla della sua nuova collaborazione radio Stella Toscana con la trasmissione “Semplicemente Awana”?
«Sono veramente felice di questa nuova avventura, i titolari dell’emittente sono dei veri professionisti. Trasmetterò tanta buona musica del passato e alcuni brani scelti contemporanei»
La radio sembra resistere meglio della televisione alla concorrenza del web.
«La tecnologia è un’arma a doppio taglio: probabilmente ha allontanato parte del pubblico dalla televisione ma ha favorito le emittenti radiofoniche. La radio con dab, fm, internet e app può essere ascoltata con estrema facilità in vari modi».
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Su Wikipedia c’è scritto che Awana-Gana è un nome d’arte. Ma non è così.
«Sul passaporto c’è scritto Antonio Awana-Gana Costantini Picardi, non è uno pseudonimo. È un nome di origine latino americana, deriva dallo spagnolo “avenar gana”, è un augurio: “Desidero per te le cose che non ho avuto nella vita”».
Lei è diventato famoso all’inizio degli anni Settanta lavorando a Radio Montecarlo con Jocelyn e Sophie Cauvigny.
«Sì, era il 1972. Poi la trasmissione è stata mandata in onda anche da Tele Montecarlo, per l’epoca era una cosa innovativa. Oggi la connessione tra radio e video va molto di moda e magari qualcuno pensa di aver inventato qualcosa che noi facevamo 50 anni fa».
Lei ha anche lanciato Claudio Cecchetto alla Rai con l’edizione di Discoring del 1979.
«La Rai recentemente ha mandato in onda un documentario su Cecchetto ma non hanno raccontato di quando l’ho portato a Discoring. Io presentavo la trasmissione affiancato da Claudio Cecchetto e da Rosanna Napoli. Ero entrato in Rai nel 1978, facendo i collegamenti esterni della Domenica In di Corrado. Corrado è uno dei personaggi tra quelli che ho incontrato che più ho nel cuore, insieme a Lino Banfi, Gigi Proietti, Gianni Magni, Lino Patruno e Paolo Poli. Erano tutti dei goliardi».
Nella Rai paludata degli anni Settanta colpiva la sua immagine da pirata. Studiata a tavolino?
«No, sono così come mi vedete. Una volta un capo-struttura Rai mi disse: “Non sarebbe il caso di togliere qualche collanina e accorciare l’orecchino? Anche a me piacerebbe vestirmi in modo diverso”. E io gli risposi: “Perché non lo fa? ”».
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Lei è sempre stato ironico ma molto garbato. Caratteristiche che le ha trasmesso la famiglia?
«Sì. Ringrazio Lui nell’alto dei cieli per avermi dato una famiglia molto sana e unita. Mio padre è nato nel 1905, tra me e lui non è che ci fosse una generazione ma un mondo. Mi dava del tu quando era affettuoso, del lei quando il terreno diventava un po’ accidentato e se mi dava del voi ero morto. Mi ha dato importanti insegnamenti, un giorno mi disse: “Lei sappia che è nato libero, non dipenda mai da nessuno”».
Cosa si ricorda della sua infanzia a Venezia?
«Ho bellissimi ricordi, ero un bambino sereno con una splendida famiglia. Ho fatto le elementari alla Diaz, le medie al Cavanis, un anno di liceo al Marco Polo, poi il collegio. Da ragazzo ero più a Parigi che a Venezia».
Se potesse essere sindaco di Venezia cosa cambierebbe?
«Direi: Venezia ai Veneziani, con tutto il rispetto per il turismo. Bisognerebbe rivitalizzare la città puntando sulla cultura».
Come Dj, ha vissuto gli ultimi 50 anni di storia della radio, qual è il periodo a cui è più legato?
«I primi tempi a Radio Montecarlo, dove ho lavorato dal 1972 al 1992 perché abbiamo costruito qualcosa di veramente innovativo».