Lanciò la figlia dal terrazzo, il papà davanti al giudice dice: «Non ricordo»

Ha spiegato di voler bene alla sua bambina, ha detto che non le farebbe mai del male, ma di non ricordare praticamente nulla di quello che è accaduto quella sera. Un blackout quasi totale.

Il 43enne di Cinto accusato di tentato infanticidio per aver buttato la figlia dalla terrazza il giorno dell’Epifania non ricorda nulla di quanto accaduto in quelle ore.

Ieri è stato accompagnato a Pordenone all’interrogatorio di garanzia innanzi al Gip Francesca Ballore, dove si è soffermato su alcuni punti, tranne quelli relativi al tentato omicidio della piccola e del suo tentativo di suicidio.

Poteva avvalersi della facoltà di non rispondere, invece ha parlato per oltre un’ora, anche se non ha fornito dettagli sul perché abbia lanciato la piccola dal terrazzo, piccola che dopo 3 settimane di cure è stata dimessa dall’ospedale Ca’Foncello di Treviso, in cui era stata ricoverata.

Quel giorno l’uomo aveva la bambina con sé, avevano cenato insieme con la nonna (la madre di lui) che poi, verso le 21.30, aveva lasciato la casa senza cogliere nulla di strano nel comportamento del figlio.

Davanti al gip l’uomo ha confermato anche di aver “fatto” due tiri di uno spinello, ma il suo racconto si è fermato poco dopo.

Quella notte il 43enne aveva ricevuto un sms dalla nuova compagna – circostanza che non ricorda – che gli comunicava di troncare la relazione con lui.

Dopo l’sms, secondo la ricostruzione dei carabinieri, ha perso la testa. Ha chiuso la piccola fuori al gelo, al balcone al primo piano, mentre la bambina, che ha solo 5 anni gli diceva: “Papà, stai calmo. Papà, apri”.

Per tutta risposta l’uomo ha riaperto la porta del balcone e ha scaraventata la bimba a terra.

L’erba del giardino sottostante ha attutito la caduta, ma la piccina aveva rimediato una doppia ferita alla testa. Per questo l’uomo è accusato di tentato omicidio.

La bambina era stata soccorsa da alcuni residenti di Cinto, attirati dalle urla.

Il genitore poi, davanti ad almeno 3 testimoni, aveva tentato il suicidio gettandosi dallo stesso balcone. Si era procurato alcune ferite alle gambe e aveva tentato la fuga più volte, venendo riacciuffato poiché inciampava.

Era seminudo, con una temperatura prossima allo 0; sosteneva di avere 7 anni e pronunciava altre frasi senza senso alcuno.

Davanti al Gip Ballore ieri mattina è stato accompagnato a bordo di un’ambulanza. Al tribunale di Pordenone, in piazza Giustiniano, c’erano i suoi avvocati, Igor Visentin e Valter Buttignol. Il 43enne ricorda di avere ospitato la sera precedente (giovedì 5) la piccola, dopo accordo di affidamento con la mamma.

Poi ha ricordato il suo risveglio nella caserma dei carabinieri di Portogruaro e di essere transitato per l’istituto carcerario di Pordenone.

C’è un buco, quindi, di almeno 4 ore nella sua testa. Al termine dell’udienza il 43enne è stato riaccompagnato all’ospedale dal momento che le sue condizioni di salute sono state giudicate incompatibili con il carcere. L’uomo resta quindi in regime di detenzione in luogo di cura.