Strage del bus di Mestre, nessun malore dell’autista. La morte dopo la caduta dal cavalcavia
Non è stato un malore dell’autista Alberto Rizzotto a provocare la tragedia del bus de La Linea, precipitato il 3 ottobre dal cavalcavia di Marghera-Mestre, con la morte di 21 persone e il ferimento grave di altre 15.
Ad uccidere Rizzotto è stato il gravissimo trauma cranico provocato dall’impatto del mezzo a terra.
Questa la conclusione della relazione depositata dal medico legale Guido Viel, consulente della Procura della Repubblica di Venezia.
Escluse quindi anche eventuali complicazioni cardiache da “morte bianca”.
Le conclusioni dell’autopsia
Scrive il medico legale nelle conclusioni dell’autopsia: «La causa del decesso del signor Alberto Rizzotto è identificata in uno sfacelo cranio encefalico e asfissia meccanica. Trattasi di morte rapida, ma non immediata, con breve sopravvivenza».
Sul punto degli accertamenti ulteriori sul cuore dell’autista - affidati dalla Procura alla medico legale Cristina Basso — per il medico legale Viel: «Non risultano esservi elementi tecnico oggettivi idonei a sostanziare compiutamente l’ipotesi che il signor Rizzotto soffrisse di una coronaropatia sintomatica».
E ancora: «I rilievi emersi dall’approfondimento cardio-patologico svolto dalla professoressa Basso risultano più probabilmente riconducibili ad un quadro silente, asintomatico in vita».
Nessun malore causato da problemi di cuore
La cardiologa, pur escludendo l’infarto, aveva da parte sua rilevato un importante ostruzione aortica in ipotesi compatibile con una “morte bianca”, ma senza lesioni evidenti sul tessuto cardiaco tali da individuare una causa di morte, pur non escludendo un legame.
Per il medico legale Guido Viel, invece, la conclusione è netta: «Sussiste nesso di causalità materiale certo tra il sinistro stradale, avvenuto in data 3.10.2023 alle 19.45, presso via della Libertà, cavalcavia Venezia/Marghera e il decesso del signor Alberto Rizzotto».
Le parti a confronto
È comunque immaginabile che ci sarà un confronto tra le parti vivace, sul punto.
Per giorni, settimane, mesi la città e non solo si è domandata e continua a domandarsi cosa abbia davvero influito nel disastro del 3 ottobre, che nessuno potrà dimenticare, i pesi maggiori maggiori sulla bilancia: quali le cause, sicuramente più d’una, gli elementi che hanno contribuito all’insieme delle circostanze che hanno fatto precipitare il bus nel vuoto, inghiottendo l’esistenza di 21 persone e spezzando decine di famiglie.
E se l’autista, Alberto Rizzotto, unico veneziano della provincia di Treviso morto con tutti i passeggeri, fosse in salute al momento in cui si è messo alla guida.
La conclusione del consulente della Procura della Repubblica di Venezia mette un punto fermo nella vicenda.
La partita sugli autobus elettrici de La Linea rimane aperta, sono almeno quattro già gli incidenti occorsi negli ultimi mesi. Basta ricordare il secondo, quello del 14 ottobre.