Il presidente della Corte d’Appello: «Evitare la trasformazione in Veniceland. Lo Stato garantisca sedi e servizi»
foto da Quotidiani locali
Una città viva è fatta anche di uffici pubblici (in questo caso giudiziari) messi in condizione di lavorare con efficienza, portando dipendenti a vivere a Venezia, senza svuotarla ulteriormente di funzioni: un po ’a sorpresa, si è parlato di Veniceland all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024.
Lo ha fatto il presidente della Corte d’Appello Carlo Citterio, nella sua relazione ufficiale nel corso della cerimonia a palazzo Cavalli: «Le scelte politico-amministrative se consentire a Venezia di essere ancora pure una città di residenti stabili e lavoratori operosi o solo sede di attività commerciali-turistiche (una Veniceland) passano anche per l’attivazione efficace dello Stato centrale per mettere o meno le sedi locali delle Amministrazioni dello Stato, anche della Giustizia, nelle condizioni di poter rendere un servizio efficiente».
Il riferimento è – una volta di più – alla gravissima carenza di personale (-40 per cento) e magistrati (con posti scoperti per circa tra 20 e 30 per cento) in Corte d’Appello e nei Tribunali veneziani, che hanno competenze penali e civili sull’intera regione anche in primo grado.
Citterio ha ricordato che a giugno tutti i dirigenti degli uffici giudiziari lagunari, insieme al presidente del Tar e all’Avvocato distrettuale, hanno inviato alla presidenza del Consiglio e al ministro di Giustizia Carlo Nordio «una nota unitaria evidenziando che la problematica della copertura degli uffici lagunari delle amministrazioni dello Stato», va affrontata dando a Venezia quel personale del quale ha bisogno.
L’appello rinnovato
La cerimonia inaugurale è l’occasione per rilanciare davanti ai rappresentanti di governo e Csm l’appello: la richiesta è quella di sostenere la specificità e i costi di lavorare a Venezia con indennità per il personale, aiuti economici per i trasporti e l’affitto di casa, ricordando che si tratta di un «peculiare obbligo di salvaguardia della città di Venezia, anche nella sua vitalità socio-economica, che la Repubblica si è assunta sin dall’articolo 1 della legge 171 del 1973», la Legge Speciale che «riconosce la straordinarietà di Venezia, città con problematiche assolutamente fuori dall’ordinario, che giustifica interventi peculiari a lei dedicati».
Nel ringraziare il presidente della Regione Luca Zaia e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – presenti alla cerimonia – «per l’aiuto concreto offerto nel reperire personale e abitazioni», resta la grave carenza di personale. Che si traduce anche nel rischio di alimentare ulteriormente la “turistificazione” della città. Di qui il rinnovato appello al governo. «Venezia viene percepita come cara, scomoda, difficile da raggiungere», ha chiosato il procuratore generale Federico Prato, «c’è bisogno di interventi specifici per incentivare il personale a venire ed evitare che chi c’è se ne vada».
Gli avvocati
Anche gli avvocati veneziani, per voce del presidente dell’ordine Tommaso Bortoluzzi, hanno rimarcato il punto della grave difficoltà di tutti gli uffici giudiziari: «A Venezia il Giudice di pace è il luogo dove quotidianamente viene negata la giustizia. Non posso che sperare che l’attuazione dell’autonomia differenziata, con la richiesta della Regione anche di questa materia, possa portare qualche beneficio».
«Il vero problema», ha aggiunto Bortoluzzi, «è che Venezia ha un numero di magistrati e di personale ampiamente insufficiente a consentire il corretto funzionamento della macchina della giustizia. È una buona notizia il protocollo tra ministero e Regione, ma io credo che tutte le amministrazioni territoriali possano e debbano fare di più. Al di là dei freddi numeri, la giustizia è un servizio essenziale e il suo buon funzionamento incide sull’economia del paese. La giustizia ha bisogno di forze fresche e di stanziamenti: così si ridurranno i “tempi biblici”».
«Abbiamo finanziato la cittadella della giustizia e stiamo andando avanti: dobbiamo lavorare tutti insieme con occhio limpido, tutti facciano il proprio dovere», dice il sindaco Brugnaro, «dobbiamo lavorare tutti assieme, i cittadini vogliono sicurezza e ordine ed è giusto che le carceri siano momenti di riabilitazione, portare il lavoro, farne di nuovi. Non possiamo metter in contatti matti o delinquenti o gente problematica con la società normale, ma dare loro la possibilità di riabilitarsi»