Violenze in casa di riposo a San Donà, danni per 765 mila euro. E già si profila l’appello
Nel clima di brutalità che permeava il “reparto viola” della casa di risposo Monumento ai caduti delle guerre di San Donà, la giudice per le udienze preliminari Benedetta Vitolo ha ritenuto di condannare i cinque operatori socio sanitari imputati solo per le violenze sessuali (contestate a Davide Barresi, con sette anziane non autosufficienti vittime dei suoi abusi) e le sberle, le angherie, gli insulti (contestati ad altri quattro operatori) che sono state effettivamente riprese dalle microcamere dei carabinieri, installate per 15 giorni nel dicembre del 2022 su indicazioni del pm Petroni, dopo la denuncia presentata dalla figlia di una anziana ospite trovata più volte con ematomi e graffi, dal suo medico curante e poi dalla nuova dirigenza della casa di riposto.
In attesa del deposito delle motivazioni, già si annunciano ricorsi in appello.
Il pm: «omertà condivisa»
La giudice ha lasciato fuori dalla sentenza quattro anni di maltrattamenti, che il pm Petroni aveva contestato parlando - tra il 2019 e il marzo 2023 - di «un clima generale di sopraffazione, di condotte di maltrattamenti di intensità e abitualità tale da determinare uno stato di soggezione e prostrazione derivante da una condizione di stress e timore incompatibile con le ordinarie condizioni di vita».
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E, ancora, di una «abitualità condivisa» tra gli operatori imputati, «nella consapevolezza che il proprio comportamento illecito si aggiungesse a quello degli altri operatori omettendo qualsiasi intervento a tutela dei degenti, manifestando assoluta indifferenza rispetto i loro bisogni primari da soddisfare, in un clima generale di omertà protettiva reciproca».
La gup - al contrario - non ha riconosciuto il «concorso» tra gli imputati, che avrebbero agito ognuno per proprio conto.
Il caso dell’anziana morta
In particolare - punto che ha fatto molto discutere, lunedì, le parti coinvolte - la giudice, pur condannando i cinque imputati, non ha riconosciuto neppure il nesso di casualità tra le botte (presumibilmente) ricevute dalla signora L.S. e la sua morte, 19 giorni dopo.
Sul suo corpo, le radiografie effettuate nel corso dell’autopsia hanno riscontrato 17 fratture pregresse e quattro recenti al costato. Il pm ha ricordato quanto trascritto nei “diari” dei degenti da parte dei medici del reparto, che più volte nei mesi hanno segnalato ematomi, fratture, trauma cranico. Il 4 febbraio 2023 l’accertamento di quattro fratture costali, il 23 febbraio la morte per versamento pleurico.
«Attraverso lo studio degli atti», ha sostenuto il pm Petroni, «i consulenti tecnici del pm hanno evidenziato una serie di lesioni riconducendo con certezza almeno alcune di esse agli atti lesivi della coppia Fabio Danieli e Maria Grazia Badalamenti», i due operatori socio sanitari condannati rispettivamente a 6 e 5 anni di reclusione (contro gli oltre 10 e gli 8 richiesti dall’accusa).
Le microcamere dei carabinieri - ricorda il pm nella sua requisitoria - mostrano che la signora «viene picchiata da Danieli che l’afferra più volte per i capelli ed è colpita con diversi colpi al capo, di cui uno particolarmente violento, mentre è seduta sulla carrozzella e la Badalamenti si raccomanda di non farla gridare. La signora tentava di opporsi invano, cercando di allontanare Danieli, ma questi riusciva ad afferrarla colpendola violentemente con un pugno al capo, uno alla nuca e altri quattro sulla schiena». Percosse ripetute anche il giorno dopo. La Procura ha contestato alla coppia e alle colleghe Anna Pollazzon e Margie Rosiglioni (2 anni e 4 mesi) l’accusa di “morte in conseguenza di altro reato”.
La giudice non ha ritenuto dimostrato il nesso causale tra decesso e maltrattamenti e ha fatto cadere l’aggravante.
Le violenze sessuali
Di queste è stato chiamato a rispondere il solo Davide Barresi, condannato a 8 anni di reclusione: la Procura ne aveva chiesti 12. È lui che le microcamere dei carabinieri hanno ripreso durante violenze sessuali irripetibili, alle quali sottoponeva anziane e non erano in grado in alcun modo di reagire.
Le intercettazioni erano scattate per scoprire i maltrattamenti e avevano scoperto un baratro ancor più nera: la Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip l’arresto immediato dell’uomo e ai colleghi la sua “scomparsa” era stata giustificata con un’urgenza familiare.
I risarcimenti
La giudice Vittolo ha fissato anche le provvisionali che gli imputati dovranno risarcire ai familiari delle vittime e alla casa di riposo (Isvo, la nuova dirigenza si è fatta promotrice delle denunce), Usl 4, Regione Veneto e Comune di San Donà. In tutto, 765 mila euro di anticipo sui risarcimenti che poi dovrà definire il Tribunale civile.
Barresi ne deve 165 mila ai familiari e 10 mila per ogni ente pubblico; Danieli 225 mila alle parti e 10 mila a Isvo, Usl 4 e Regione; Badalamenti 85 mila ai familiari e ai pazienti e 10 mila ai tre enti dai quali dipendeva come operatrice socio sanitaria; Rosiglioni 80 mila alle parti lese e 10 mila a Isvo, Usl 4 e Regione; Pollazon 50 mila ai familiari e 10 mila ogni ente.
Danieli e Badalamenti sono in carcere da un anno: gli avvocati Zannier e Zampini hanno chiesto che venga revocata la misura cautelare. La gup Vitolo si è riservata di decidere.