Dagli scavi di piazza San Marco emergono i resti di un’antica chiesa altomedievale

Nuove scoperte archeologiche in piazza San Marco. Proseguono a ritmo serrato gli scavi archeologici in profondità nell'ambito dei cantieri per il restauro dei masegni.

Gli scavi, eseguiti dalla ditta Semper s.r.l. e diretti dalla dott.ssa Sara Bini della nostra Soprintendenza, sono ora nel cantiere sotto le Procuratie Vecchie e hanno permesso di intercettare una serie di murature e livelli pavimentali in parte presumibilmente attribuibili all'antica chiesa di San Gemignano, che qui sorgeva nel periodo altomedievale e della quale, nel tempo, si era persa memoria per quanto riguarda la sua esatta collocazione all'interno dell'area Marciana.

Grazie alle fonti archivistiche che nominano la chiesa in questo punto della piazza ma anche grazie al recente rinvenimento, oltre alle murature citate, di una sepoltura con spallette in laterizi all'interno della quale erano sepolti almeno quattro individui.

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In antichità era estremamente frequente seppellire a fianco o all'interno degli edifici di culto ed era altrettanto frequente posizionare più defunti all'interno della stessa tomba, non necessariamente nello stesso momento.

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«Dato che le fonti in questo punto parlano della presenza della sola chiesa di San Gemignano e i cimiteri si sviluppavano quasi sempre in riferimento a un edificio di culto vicino» spiega la Soprintendenza in una nota, «possiamo ipotizzare con alta probabilità che il nostro saggio abbia intercettato le strutture e i pavimenti della chiesa stessa, permettendoci di indagare (almeno in parte) uno degli edifici di culto più antichi di Venezia, esistente molto prima che venisse costruita la Basilica dedicata a San Marco e prima che la piazza assumesse la conformazione attuale attorniata dalle Procuratie. Ringraziamo Federico Berchet e Giacomo Boni, che hanno condotto scavi simili ai nostri tra il 1885 e il 1889 e che avevano intercettato alcune murature in questo punto della Piazza che però non erano riusciti a inquadrare dal punto di vista storico».

Continua la Soprintendenza: «Grazie alla pianta degli scavi eseguita da Berchet, estremamente precisa, siamo riusciti a riportarle alla luce e, grazie alle più evolute metodologie di scavo che nel XIX secolo ancora non c'erano, siamo riusciti a formulare queste ipotesi, così come i vari saggi già compiuti in altri punti della Piazza ci hanno permesso di indagare e studiare decine di livelli pavimentali che fino a questo momento non erano mai stati individuati e che testimoniano come nei secoli i veneziani abbiano sempre restaurato, disfatto e rifatto l'area marciana».

«Piazza San Marco non è sempre stata così come la vediamo oggi, era molto diversa e ora non è facile immaginarla con canali che la attraversavano e con chiese che la caratterizzavano».

Grazie a questi scavi archeologici, finanziati dal Ministero della Cultura e attuati grazie a una proficua e solida collaborazione con il Comune di Venezia che gestisce i cantieri per il restauro dei masegni, ci saranno molti più dati a disposizione e dopo un attento studio della documentazione post-scavo, l'analisi delle fonti archivistiche e le tecniche di ricostruzione digitale ora a disposizione della ricerca storico-archeologica, potrà essere più semplice per tutti comprendere non solo l'evoluzione ma anche la nascita della Piazza più famosa del mondo e la Venezia dei primi secoli.