Ucciso a mani nude in ascensore a Mestre, via al processo ai due cugini
Si apre il processo a carico dei due cugini Marin e Radu Rusu, accusati dell’omicidio di Lorenzo Nardelli, il 32enne ucciso a botte il 9 agosto nel vano dell’ascensore del condominio Bandiera, in rampa Cavalcavia a Mestre.
Mercoledì 21 febbraio la prima udienza davanti alla corte d’assise del tribunale di Venezia. Presenti i genitori di Nardelli, rappresentati dall’avvocato Luca Livieri. Ma anche diversi amici dei due cugini, i quali in apertura di udienza non hanno proferito parola, nemmeno un messaggio indirizzato alla famiglia del ragazzo ammazzato.
La difesa dei due cugini, con gli avvocato Giorgio e Luca Pietramala, ha nuovamente chiesto la trasformazione del rito abbreviato, contrariamente al rito immediato disposto dal giudice per le indagini preliminari che ha invece riconosciuto la sussistenza dell’aggravante della crudeltà.
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Secondo il pubblico ministero Stefano Buccini, infatti, i due hanno colpito Nardelli a mani nude, all’interno dell’ascensore dove si era rifugiato. Lo hanno raggiunto dopo essere usciti dalla loro abitazione, travalicando quindi i confini della possibile legittima difesa, infierendo su di lui, senza che avesse la possibilità di fuggire.
Ma proprio sul riconoscimento della crudeltà si gioca il futuro processuale della vicenda. Gli avvocati Giorgio e Luca Pietramala, legali dei due cugini, puntano al cambio di rito per ottenere la possibilità di sconto di un terzo della pena, chiedendo che non sia riconosciuta la stessa aggravante. Nel corso dell’udienza è stato anche acquisito uno screenshot di una pagina facebook nella quale Nardelli dichiarava di essere appassionato di pugilato e arti marziali: un tentativo della difesa per dimostrare che di colluttazione si è trattato.
Nel frattempo, il tribunale ha già stilato un calendario serrato di udienze. Si torna in aula il 18 marzo, quando verranno sentiti come testi gli agenti delle volanti della polizia di Stato intervenuti sul luogo del crimine, i condomini e la donna presso la quale Nardelli era diretto. Si continuerà il 15 aprile, il 13 e il 20 maggio.
Tempi dunque serrati per far luce sulla morte assurda e brutale del giovane autista e bagnino a Jesolo. Quella sera Nardelli arriva con la sua auto a ridosso del condominio, parcheggia, suona al campanello di una escort che lo aspettava, entra nel palazzo. Ma sbaglia piano. Imbocca infatti la rampa di scale sbagliata: “A” al posto di “B”.
Il destino vuole che l’appartamento della donna e quello dei cugini si trovino sullo stesso piano ma ai lati opposti. Salite le scale, si trova di fronte una porta socchiusa: convinto fosse quella dell’abitazione della donna, entra. È la sua fine. I due cugini – dopo una serata passata a cenare e bere – se lo vedono i arrivare in casa e lo prendono (così raccontano) per un ladro.
La reazione è letale. Quando lo raggiungono sulla porta dell’ascensore i due lo picchiano selvaggiamente. Quando arrivano i soccorsi, allertati da alcuni condòmini, è già troppo tardi: per Nardelli non c’è nulla da fare.