Uber a Mestre e San Donà: «Vantaggio per tutti, parola di tassista»
foto da Quotidiani locali
Francesco Pagan lavora come tassista a Mestre da 37 anni ed è componente del direttivo di Co.Me.Taxi. Anche lui ha iniziato a effettuare le corse tramite Uber. Un servizio che da questa settimana è attivo anche a Venezia terraferma e a San Donà. E per Pagan si tratta di unìopportunità per tutti.
Come si svolge il servizio?
«Uber è un nostro partner, tramite il consorzio It.Taxi. Nella zona di Mestre, San Donà oppure Padova, dove sono presenti le cooperative aderenti al consorzio, il cliente, cliccando sull’applicazione di Uber, in automatico sarà collegato a It.Taxi, perché Uber vi lavora insieme. Il cliente sarà poi libero di scegliere un auto a noleggio o un taxi. Le tariffe sono esposte e, nel caso del taxi, la risposta sarà a tassametro con i costi chilometrici».
Come avete accolto quest’accordo tra il consorzio e Uber?
«Quando ci è stata data questa possibilità, mi sono detto che andava sfruttata. La guardiamo con fiducia. L’abbiamo sposata fin dall’inizio, seppure all’interno delle cooperative che aderiscono a It.Taxi ci fossero dei dubbi. Ma il mondo va avanti. Ci sono già persone che pagano il taxi con il microchip nel polso. Non possiamo fermarci. Se non si fosse trovato un accordo, Uber sarebbe entrata a casa nostra, senza la necessità di bussare alla porta. Così le sono state imposte delle regole, che qui in Italia abbiamo come servizio taxi e Ncc. Penso a quella della territorialità. È un ottimizzare il lavoro e un vantaggio per il cliente non da poco».
L’accordo ha, quindi, permesso di regolarizzare l’ingresso di Uber, facendolo diventare un vantaggio per tutti?
«Esattamente. Noi tassisti, per lavorare di più, avevamo bisogno di Uber. E Uber, per dare un servizio ai suoi clienti, aveva bisogno di noi. Invece di interventi a gamba tesa, si è preferito mettersi d’accordo e creare un qualcosa, che possa andare bene per tutti. E sempre finalizzato a migliorare il servizio all’utenza».
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Ci sarà dunque un vantaggio anche per il cliente?
«Il vantaggio è in primis per l’utenza, in termini di maggiore disponibilità del servizio. Se andiamo a vedere la storia di Uber, è nata dove mancavano i taxi. Se ha preso piede, il motivo è perché l’offerta era limitata, non c’erano i numeri per soddisfare la domanda. Poi Uber ha spopolato. Adesso lasciare totalmente il campo a Uber sarebbe stato sbagliato. Trovare un accordo è stata la cosa più sensata».
Per voi tassisti quali sono i vantaggi?
«I taxi debbono sostenere normalmente dei costi, in particolare le spese del personale per gestire la cooperativa. Già eliminare quei costi con una semplice applicazione, vuol dire guadagnare a tutti gli effetti. Noi abbiamo la cooperativa, perché è giusto darci una ragione sociale. Ma non c’è più bisogno di figure come quella del centralinista, perché basta un click e arriva il taxi».
Questo perché il lavoro di smistamento lo fa l’App.
«Già da tempo lo fanno molte altre App in Italia. Ma con Uber c’è un salto di qualità, siamo a livello mondiale. A Uber diamo una percentuale che è pari al 7% sul totale della corsa effettuata. Ma tu, tassista, stai prendendo una corsa che non sarebbe stata altrimenti tua. È un cliente Uber, che Uber ha dato a te. È vero che poi a Uber dai il 7%. Ma, senza Uber, quella corsa non l’avresti fatta. Quindi, ben venga. Se dovessimo avere una persona che serve per smistare le corse e trovare i taxi, la dovremmo pagare. E alla fine è come pagare una percentuale sulla corsa».