Studentessa di Ca’ Foscari violentata dopo l’appuntamento su Tinder
Si erano conosciuti su Tinder. Lei ventenne universitaria straniera a Venezia per studiare e lui 19enne giocatore di basket, ghanese, in Italia per giocare tra le fila di una squadra giovanile.
Sulla app di incontri si sono scambiati messaggi per un po’, si sono piaciuti e hanno deciso di incontrarsi.
Ma quando l’11 aprile 2021 si sono finalmente visti, quello che doveva essere un appuntamento con qualche approccio, si è trasformato in una violenza sessuale: lei aveva dichiarato la sua disponibilità a avere solo un approccio sessuale e invece – riporta il capo di imputazione – era stata afferrata per la testa, costretta a un rapporto orale e poi anche a subire una penetrazione.
Così quell’appuntamento su Tinder si era trasformato in un incubo e lei ha denunciato il suo accompagnatore di quella sera.
Ieri il pubblico ministero Giorgio Gava ha chiesto alla giudice Barbieri di condannare l’uomo a un anno e mezzo di reclusione.
L’avvocato difensore Francesco Schioppa si è battuto sostenendo la totale disponibilità della donna a quell’incontro e ricordando che anche un altro giovane uomo è stato da lei accusato di violenza sessuale, imputato in un processo che – secondo la difesa – sarebbe la “fotocopia” di quello di ieri e che sta seguendo un percorso parallelo, ancora in corso: dopo un incontro su Tinder, la studentessa ha denunciato di aver subito una seconda violenza sessuale.
La giudice per le udienze preliminari ha creduto al racconto della donna: si è andati ben oltre a quel che lei aveva dichiarato di essere disposta ad avere – un approccio sessuale – ed era stata costretta a subire un vero e proprio rapporto sessuale completo. È stata violenza.
Risultato: il giovane cestista – Kevin Boateng – è stato condannato a 4 anni e mezzo di reclusione e a 10 mila euro di provvisionale sui danni. Pena arrivata al termine di un processo con rito abbreviato e che, dunque, ha concesso all’imputato uno sconto pari a un terzo della pena (in cambio di un procedimento basato sugli atti, senza testimonianze, ben più veloce rispetto a un tradizionali processo in aula), pena che sarebbe stata dunque superiore ai 6 anni. La difesa ha annunciato che – una volta che saranno depositate le motivazioni della sentenza – presenterà appello.