E-bike cinesi, Bottecchia Cicli a processo per contrabbando
La Procura europea accusa l’ex proprietà di aver importato biciclette dalla Cina eludendo i dazi anti-dumping per oltre 2 milioni. La difesa: «Tutto in regola»
Si è aperto davanti al Tribunale di Venezia il processo che vede l’ex amministratore unico della Bottecchia Cicli Srl di Cavarzere Diego Turato e l’ex co-amministratore di fatto Marco Sguotti, accusati dalla sostituto procuratrice Emma Rizzato della Procura europea (l’organismo di magistratura che si occupa di frodi carosello internazionali) di “dumping”: per l’Eppo avrebbero raggirato i dazi imposti dalla Unione europea alla Cina sulle importazioni di biciclette elettriche, imposti per evitare che i prezzi del “Made in China” sbaraglino il mercato europeo nel settore della mobilità elettrica su due quote.
Secondo il capo di imputazione, i due ex imprenditori avrebbero dichiarato falsamente nella documentazione doganale che la merce acquistata faceva riferimento all’importazione di singoli pezzi di bici, poi assemblandoli in Italia.
L’azienda si è sempre detta rispettosa della normativa “anti dumping”, ma per la Procura europea si sarebbe trattato di un falso, in violazione del testo unico in materia di contrabbando, che avrebbero permesso alla società di evitare il pagamento di diritti di confine sulle bici elettriche per un importo superiore ai 2 milioni di euro, dei quali, 1,7 di dazi.
Oltre a mancata Iva per 361 mila euro. Lo stabilirà il giudice Germani, davanti al quale ieri si è aperto un processo unico sinora nel suo genere nel Triveneto, area di competenza della procura europea con sede a Venezia, che ha citato per illecito amministrativo la stessa società di Cavarzere.
C’è da dire che i fatti contestati risalgono al 2020-2021 e nel frattempo la proprietà della storica e blasonata fabbrica di biciclette è cambiata. Nel luglio 2022 è, infatti, passata di mano al Gruppo Fantic che - dopo il devastante incendio del settembre 2021 che ha messo completamente fuori gioco il capannone di Cavarzere - ha deciso di realizzare il nuovo sito produttivo a Piove di Sacco nella zona artigianale di Tognana.
I fatti indagati a Venezia riguardano, dunque, la precedente proprietà. All’udienza preliminare, l’avvocato difensore Andrea Cianci ha contestato le accuse, sostenendo come sia lecito importare tutti i componenti di un modello di bici elettrica in diversi acquisti nel tempo e che si violi la legge solo a fronte di un’importazione contemporanea di tutti i pezzi.
E nel frattempo, le parti si sono accordate con l’Agenzia delle Entrate per un pagamento rateale di quanto richiesto. Ieri, l’apertura del processo di merito davanti al tribunale di Venezia, che si è aperto con la lettura dei capi di imputazione contestati dalla pubblico ministero Emma Rizzato e con un’eccezione preliminare da parte della difesa sulla competenza territoriale, nel merito della quale il giudice Germani si esprimerà nella prossima udienza, messa in calendario per il 16 settembre.