Solo tre iscritti alla scuola materna di Sant’Erasmo. A settembre le porte resteranno chiuse
«Per i più giovani, quello che offre Sant’Erasmo non è più sufficiente». Don Mario Sgorlon è parroco di Sant’Erasmo da 25 anni e ha visto passare generazioni su generazioni dalle stanze della scuola materna Giovanni XXIII. L’anno prossimo, però, la scuola paritaria alza le mani: la doccia fredda è arrivata lunedì pomeriggio (anche se era nell’aria), nel corso di una commissione consiliare con al centro la difficoltà di formare le classi, non solo in isole e centro storico, ma anche in terraferma. «Da mesi, insieme al consiglio, si è valutato il futuro di questa scuola» spiega don Sgorlon, che ne tiene le redini, «Il ministero non riconosce le scuole se non hanno almeno otto bambini: venendo meno il riconoscimento, vengono meno anche i finanziamenti».
Dalla sua, il Comune aveva ipotizzato con l’assessora alle Politiche Educative Laura Besio e l’assessore al Bilancio Michele Zuin, di dare un aiuto economico solo per l’anno a venire. Già per quello corrente, infatti, la scuola si era salvata in extremis con il numero minimo di otto bimbi. «Di fronte a questa situazione, la domanda è diventata se mantenere o no l’impegno: le nascite sono in continuo calo, ragione che ci ha portato a scegliere la chiusura». y
I bambini che frequentano la Giovanni XXIII passano dai tre ai sei anni: la scelta di chiudere dal prossimo anno scolastico pone una pesante incognita anche per la scuola elementare, la Vivarini. «Ricordo che, 25 anni fa, la scuola d’infanzia aveva tra i 15 e i 16 bambini» riavvolge il nastro Sgorlon, «quest’anno con otto abbiamo toccato il numero minimo».
Al di là del fatto di cronaca, la chiusura della materna impone un ragionamento sul futuro dell’Orto di Venezia. «Come comunità, dispiace moltissimo. L’isola è già carente di molti servizi: se mancano le condizioni è chiaro che con tre iscrizioni non possiamo tenere in vita una struttura che è fatta di insegnanti, dipendenti, cuochi», continua Sgorlon.
Le mamme, però, hanno giocato d’anticipo: sapendo che la situazione sarebbe stata critica, avevano già indicato come seconda scelta la scuola di Murano. «Se l’isola non aumenta di popolazione, diventa sempre più difficile trovare margini di movimento» commenta Sgorlon. «Venire qui? Non è appetibile per le nuove generazioni. Trovarsi di fronte a questa situazione è molto problematico: è più facile che si insedino famiglie che cercano tranquillità, tendenzialmente già avanti negli anni e che si prendano in carico uno spazio da coltivare».
La partita a livello regionale e nazionale è tutta da capire, anche se è tornato sul tavolo il tema di vedere in Venezia una zona disagiata, affinché si possano mettere in atto deroghe. Per l’isola di Sant’Erasmo, invece, la questione demografica è stringente. «Per i più giovani, questo non è sufficiente», conclude Sgorlon.