San Michele-Bibione: per cambiare nome al Comune servono dodici voti
Momenti di forte tensione si sono vissuti al convegno sull’identità del Comune di San Michele promosso dalla maggioranza. In un caso in particolare si è sfiorato lo scontro fisico tra un residente di San Michele e uno di Bibione. Che non corresse buon sangue un po’ si sapeva, ma il convegno ha riacceso animi e tensioni che sembravano sopite e ha fatto emergere poi un altro aspetto da non sottovalutare: quello della componente friulanista che in alcuni strati della popolazione resta molto marcata.
Il proposito più gettonato è quello del ricorso al referendum, per fare decidere il toponimo nuovo al popolo, ma allo stesso tempo il sindaco Flavio Maurutto ha sottolineato che questa soluzione porterebbe a una maggiore conflittualità.
«Il referendum porterebbe contrapposizioni ancora più nette – ha detto il primo cittadino – e raggiungere il quorum del 30% non sarebbe così semplice. L’aggiunta di Bibione al nome è una strada più semplice. Il cambio avviene con una maggioranza qualificata di 12 su 17. La speranza sarebbe quella di trovare convergenza sul punto. È un mio auspicio. Da parte nostra, noi cerchiamo il confronto coi cittadini. Non decide solo la giunta».
La maggioranza qualificata di due terzi esiste già. I consiglieri comunali infatti sono 11 per la maggioranza a 5 per la minoranza. Con il voto del sindaco la maggioranza raggiungerebbe quota 12, quindi i due terzi richiesti. In caso di delibera di consiglio l’unica soluzione è trasformare il nome “San Michele al Tagliamento” in “San Michele al Tagliamento Bibione”. Ogni altra modifica imporrebbe il ricorso al referendum.
«L’iter dopo la sua approvazione verrebbe studiato dalla giunta regionale, attenta alle implicazioni politiche – ricorda Maurutto – solo col via libera dalla Regione il nome verrebbe modificato. Oggi c’è simbiosi tra San Michele e Bibione. Vogliamo indicare una strada il più possibile ottimale per il futuro. Il confronto franco e corretto avuto martedì nell’aula consiliare è una prima tappa verso una soluzione».
Martedì in tutto il territorio non si parlava d’altro. Il dibattito è stato seguitissimo. La maggioranza tuttavia cerca una convergenza con la minoranza, che invece pretende il ricorso al referendum. Di per sé Maurutto e i suoi consiglieri avrebbero la strada in discesa per raggiungere un tale obiettivo.
«Eppure noi vogliamo la convergenza con l’opposizione – ha osservato il presidente del consiglio comunale Sergio Bornancin – il cambio di nome non si decide a colpi di maggioranza. Dobbiamo trovare un’intesa. Coinvolgeremo nuovamente le commissioni consiliari e anche i nostri concittadini».