La pasticceria Gaspari di Mestre getta la spugna: «Troppi furti, non ce la facciamo più»
Il titolare: «In tre anni dieci assalti e non possiamo permetterci saracinesche dappertutto, non si vive di sole pastine»
«Ce ne siamo andati per sfinimento, eravamo stanchi». Addio alla pasticceria Gaspari. Impossibile non accorgersi, passando per via Bembo, che non c’è più. L’attività nota in città e cresciuta all’ombra della vela della chiesa di via Aleardi, ha chiuso i battenti, lasciando spazio a vetrine in cui specchiarsi. Il profumo delle paste che si sentiva distintamente passeggiando, è oramai un lontano ricordo.
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All’interno, parte del mobilio non c’è nemmeno più. Appeso alla porta d’ingresso, un saluto ai clienti affezionati, quelli che tutte le mattine si recavano a far colazione con cappuccio e brioche.
Le famiglie che la domenica mattina andavano a prendere le paste. Per non parlare del mitico “sospiro” della pasticceria Gaspari, quello della vecchia gestione, un must per chi era cresciuto tra il Corso del Popolo e la via Piave dei tempi “d’oro”. «Gentili clienti, la pasticceria chiude per cessata attività. Ringraziamo tutti voi per questi dieci anni passati insieme. Grazie da tutto lo staff» si legge all’ingresso.
Negli ultimi due anni, l’esercizio era finito al centro delle cronache per i continui furti e le spaccate. Gli stessi disagi che l’anno passato avevano fatto scendere in piazza Ferretto a protestare migliaia di persone contro il degrado e la microcriminalità. Le spaccate con i tombini che avevano perseguitato i commercianti.
I motivi della chiusura sono più d’uno, un mix di “contro” che ha fatto pendere l’ago della bilancia per la decisione di chiudere.
«Abbiamo subito qualche cosa come dieci tra furti e spaccate in tre anni» spiega il titolare, Alessandro «alla fine non denunciavo nemmeno più. Perchè non aveva alcun senso. Una volta hanno preso il ladro mentre tentava di rubare, ma non è cambiato nulla. Per non subire più furti avrei dovuto installare le saracinesche su ogni lato, ma sarebbe costato troppo». Per non parlare dei sistemi di videosorveglianza. Sulle vetrine, si vedono ancora i segni delle tentate spaccate.
«Senza contare il degrado della zona. Non ce l’ho con chi si trova nel bisogno. Ma servono controlli, la situazione è sfuggita di mano e sappiamo che appena individuato, chi delinque è subito fuori, e si ricomincia daccapo».
E qui arriva il secondo punto: «Oggi di sole pastine non si vive più, il plateatico dove eravamo non può essere concesso e attorno sono spuntati come funghi bar e locali, la maggior parte gestiti da stranieri, in maniera quasi selvaggia. In questa zona, oramai, gli stranieri stanno prendendo in gestione e acquistando tutto». Il mix di spaccate, furti, nuove aperture e il costo che avrebbe avuto la messa in sicurezza della pasticceria, ha portato a prendere la decisione di abbassare le serrande.
In questi giorni i cittadini di Corso del Popolo, della zona di via Roma e di via Bissolati, protestano da una parte per le risse. Dall’altra per la questione legata alla tossicodipendenza. I residenti di via Bissolati, in particolare, stanno predisponendo una Pec, da inviare alle autorità, per chiedere maggiori controlli nei confronti di alcuni tossicodipendenti che stazionano negli ingressi dei palazzoni.