Trasporto merci, a Venezia mancano 200 piloti. «Tra cinque anni si rischia il blocco»
Cinque anni di tempo per invertire la rotta, altrimenti Venezia rischia di paralizzarsi. Rischia cioè di non riuscire più a garantire il rifornimento di merci, materie prime e approvvigionamenti che tengono in vita negozi, supermercati, farmacie, scuole, ospedali, ristoranti. Questo perché mai come oggi inizia a farsi sentire, in tutta la sua gravità, la carenza di piloti di barche da trasporto.
«Ne mancano all’appello 200», scandisce Emiliano Ghira, presidente del settore trasporto di Confartigianato, «e non c’è verso: non esiste ricambio». Di nuovi piloti (formati a dovere per una realtà delicata come quella di Venezia, per di più) non ce ne sono. Così come il personale che operativo che compone gli equipaggi.
Ecco perché l’orizzonte temporale, secondo l’associazione, è drammaticamente vicino: «Senza risolvere il problema, Venezia sarà morta», aggiunge Ghira. Per fare un parallelo, è un po’ come se e i tessuti di un corpo non venissero irrorati di ossigeno per carenza di globuli rossi.
Quante barche e aziende
L’allarme arriva direttamente dalla Confartigianato di San Lio che, non a caso, sta promuovendo un corso di 64 ore, con successivo stage, per nuovi addetti al trasporto lagunare.
«Con l’ampliamento del fenomeno turistico e con l’incremento del commercio online», spiega Matteo Masat, direttore di Confartigianato Venezia, «c’è ormai una disparità enorme tra domanda e offerta».
Ad oggi sono 373 le licenze attive. Le aziende di trasporto merci conto terzi oggi sono 174. In alcuni casi, singole aziende sono in possesso di oltre 20 autorizzazioni; gli occupati nel comparto sono circa 900. Novanta le barche in ferro, 112 quelle in legno, 208 quelle in vetroresina.
Come avviene
Lo scambio tra gomma e barca avviene oggi per l’80% nella zona del Tronchetto, sprovvista di magazzini e perfino di spazi coperti. Qui si compie ogni mattina, in mezzo al caos, il passaggio delle merci in arrivo dalla terraferma, per un totale di oltre 200 mila tonnellate annue.
Vista l’esiguità dello spazio a disposizione, si assiste all’arrivo dei primi trasportatori fin dalle 3 del mattino per conquistarsi uno spazio sulla riva così da poter lavorare dalle 6, quando arrivano i camion già alle prese con ritardi dovuti al traffico in terraferma.
Rive intasate
C’è poi il problema delle rive, troppo spesso occupate già da imbarcazioni ormeggiate. I controlli sono insufficienti, garantiscono gli addetti ai lavori. Anche sul fronte dell’abusivismo.
La flotta stimata di trasportatori senza licenza è di almeno 200 barche, alcune delle quali mascherate con licenze di trasporto in conto proprio o di noleggio senza conducente. Una vera e propria giungla. A cui si aggiunge il problema della carenza di personale.
Le proposte
Mobilità e logistica restano i grandi problemi da risolvere in città. «Serve un interscambio degno per Venezia, e su questo punto dobbiamo coinvolgere l’Autorità Portuale», spiega Sebastiano Costalonga, assessore al commercio.
Il convitato di pietra di questo ragionamento, però, resta il moto ondoso: «Il costo di merci e rifornimenti», aggiunge, dipende anche dai tempi di percorrenza. Più che diminuire la velocità, occorre ragionare su nuovi scafi che azzerino l’impatto sulla laguna».
Il progetto
Nell’immediato, però, servono soluzioni. In questo senso si inserisce il progetto di Confartigianato in collaborazione con l’istituto professionale Vendramin Corner, nella cui sede si svolgerà il corso. Sei i posti disponibili, domande via mail (all’indirizzo selezioni@cfli. it) fino al 31 maggio), 1350 euro per il periodo di tirocinio, 884 euro per il periodi di formazione (di cui 6 euro l’ora e 500 euro di rimborso spese, trasporto e vitto per chi non risiede in laguna).
«La scuola», spiega il dirigente scolastico Michelangelo Lamonica, «non può essere separata dal contesto sociale. Il nostro compito, come istituto e società civile, è capire cosa serve e intervenire sul territorio».