Allarme streptococco tra i bambini. Da marzo sono triplicati i casi
Difficilissimo reperire l’amoxicillina, i pediatri: «Costretti a somministrare antibiotici troppo forti»
E’ allarme streptococco tra i bambini. Se il batterio aveva rialzato la testa a fine pandemia, causando un boom di casi tra il 2022 e il 2023, l’epidemia continua e il virus sta circolando anche in tarda primavera. «Le ricette per i farmaci usati per lo streptococco sono triplicate dallo scorso marzo» fa sapere Andrea Bellon, presidente di Federfarma del Veneto e della provincia di Venezia. A confermare l’aumento dei casi anche tra i piccolissimi, è Mattia Doria, segretario per la provincia di Venezia della Federazione dei pediatri. «È successa la stessa cosa per l'influenza: il nostro sistema immunitario, uscito dalla pandemia, non era più abituato a combattere i patogeni e abbiamo pagato il debito immunologico. Così è stato anche per i bambini». Negli anni scorsi, l’uso delle mascherine e il distanziamento avevano frenato la circolazione del virus e, una volta rimossi i dispositivi di protezione, non solo questo ha cominciato a girare di più, ma ha trovato anche dei bambini più fragili dal punto di vista immunitario.
Anche per questo motivo, rispetto al passato, è diminuita l’età dei bimbi contagiati. «Solitamente lo streptococco colpiva bambini dell’ultimo anno della scuola materna e della primaria, adesso anche i bimbi del nido vengono contagiati».
Il pediatra sottolinea come, fortunatamente, l’abbassamento dell’età dei pazienti infetti non si stia traducendo in una maggior gravità dei casi clinici. Aspetto confermato anche dall’Usl 3, che ha dichiarato di non avere bambini ricoverati nelle pediatrie a causa dello streptococco e tanto meno un aumento degli ingressi in pronto soccorso. La situazione, insomma, è gestibile ambulatorialmente. «La diagnosi avviene tramite il tampone» spiega il pediatra, sottolineando come questo sia fondamentale per identificare il batterio, dal momento in cui i sintomi - febbre, mal di gola, linfonodi ingrossati e tonsille gonfie - potrebbero essere scambiati per mononucleosi».
Invece, precisa Doria, dal momento in cui il tampone risulta positivo, si parte con la terapia antibiotica. C’è, però, un problema: l’antibiotico che si prescrive in questi casi è l’amoxicillina, che in questi anni è sempre più difficile da reperire, tant’è che nel 2022 la società italiana dei pediatri aveva scritto all’Agenzia Italiana del Farmaco per segnalare la situazione.
«Così, siamo costretti a usare farmaci più forti per germi che non ne avrebbero bisogno» aggiunge il medico, sottolineando come questo porti al fenomeno della resistenza antimicrobica, ovvero alla capacità dei microrganismi di sopravvivere nonostante la somministrazione dell’antibiotico che dovrebbe debellarli. Questo, in poche parole, espone il corpo a ulteriori rischi perché in caso di virus gli antibiotici diventano quindi meno efficaci.
Perché reperire l’amoxicillina è così difficile? «Il problema è legato sia al reperimento del principio attivo che ai costi di produzione» spiega Bellon, «il costo delle compresse per gli adulti è di 3, 27 euro, di cui 2,12 a carico del Sistema Sanitario Nazionale, se pensiamo che per produrre gli antibiotici per i bambini c’è il costo del flacone, capiamo perché ci sia una riduzione della produzione». La soluzione, per Bellon, sarebbe arrivare a una negoziazione del prezzo tra le aziende e l’Aifa. Intanto, la strategia che spesso si adotta quando non si vuole prescrivere antibiotici troppo aggressivi, è la somministrazione di una minima dose delle compresse degli adulti, sempre dietro indicazione medica e con il dosaggio corretto. Ma il problema è da risolvere.