La questione dei presunti video sexy di Trump va spiegata bene
È scoppiato un mezzo putiferio su alcuni media italiani. Jeffrey Epstein, stanno riportando, sarebbe stato in possesso di filmini in cui Donald Trump avrebbe avuto rapporti sessuali con una donna amica del finanziere, impiccatosi in carcere ad agosto del 2019. La notizia è stata principalmente ripresa da un articolo del New York Post. Peccato però che, in svariati casi, sia stata riportata soltanto la metà di questo articolo. Ma andiamo con ordine.
La testata americana cita uno scambio di email del 2016, in cui una delle accusatrici di Epstein, Sarah Ransome, affermava effettivamente “di avere copie di nastri che Epstein aveva realizzato con alcuni dei suoi amici di alto profilo - tra cui Trump, l'ex presidente Bill Clinton, il principe Andrea e il magnate britannico Richard Branson - che presumibilmente avevano fatto sesso con una donna senza nome”.
“La vicenda rischia di compromettere nuovamente l'immagine di Trump all'inizio delle primarie repubblicane, anche se il tycoon è sempre riuscito a superare indenne gli scandali sessuali”, ha sentenziato l’Ansa.it. Tuttavia l’agenzia di stampa italiana ha omesso un particolare, che si trova già nell’articolo del New York Post. “Nel 2019, la Ransome ha ammesso in un articolo del New Yorker di aver ‘inventato i nastri per attirare l’attenzione sul comportamento di Epstein’”, ha riportato la testata newyorchese. L’articolo a cui si fa riferimento è uscito sul New Yorker il 29 luglio del 2019, poche settimane dopo l’arresto di Epstein e pochi giorni prima del suo suicidio in carcere. Si tratta di un pezzo firmato da Connie Bruck: giornalista che, oltre a scrivere per il New Yorker stesso, ha collaborato anche con il New York Times e il Washington Post (tutte testate giornalistiche non certo tacciabili di simpatie repubblicane).
Ebbene, ecco l’estratto dell’articolo a cui si fa riferimento. “La Ransome era un altro testimone imperfetto. Nell'autunno del 2016, aveva suggerito al New York Post di avere video porno di una mezza dozzina di persone importanti, tra cui Bill Clinton e Donald Trump, ma non poteva fornire i nastri quando le veniva chiesto”, si legge nell’articolo, che prosegue: “La Ransome mi ha detto che aveva inventato le registrazioni per attirare l'attenzione sul comportamento di Epstein e per fargli credere che avesse ‘prove che sarebbero venute fuori se mi avesse fatto del male’”. Insomma, l’esistenza dei nastri era già stata smentita dalla stessa Ransome nel luglio del 2019. Eppure l’Ansa, che ha parlato di “rivelazione esplosiva”, ha trascurato questo “piccolo” dettaglio. Un’omissione che riguarda anche il sito di Rainews.
Chissà, magari questi nastri esisteranno pure (anche se il New York Post ha precisato come “la Ransome – che vive all’estero almeno dal 2017 e ora vive a Londra – non abbia mai prodotto i presunti sex tape”). Tuttavia si sarebbe forse dovuto dare conto dell’articolo del New Yorker. La sua omissione dà infatti un senso distorto a quanto emerso dalle carte giudiziarie.