La ricetta lacrime e sangue dell’Ocse per il “paziente Italia”
Spostare la tassazione dal lavoro ai patrimoni, riformare il sistema pensionistico «al fine di ridurre la pressione sulla spesa derivante dalle pensioni elevate», aumentare la concorrenza nei servizi. Sono alcune delle medicine che l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, prescrive all’Italia in uno studio dedicato al nostro Paese e reso noto lunedì 22 gennaio. Secondo lo studio “l’attività economica dell’Italia ha superato bene le crisi recenti; tuttavia, sta ora rallentando in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie. Al fine di garantire una crescita solida e sostenibile nel lungo periodo, l’Italia dovrebbe attuare politiche concentrate sul potenziamento del contesto imprenditoriale e della concorrenza, sul consolidamento delle finanze pubbliche e sulla promozione della transizione verde”.
Poca crescita
L’Ocse stima infatti che l’economia italiana crescerà dello 0,7% quest’anno, e dell’1,2% nel 2025. L'inflazione complessiva dovrebbe diminuire gradualmente dal 5,9% del 2023 al 2,6% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Inoltre gli investimenti pubblici sono in ripresa e si prevede che continueranno a sostenere l’economia nel corso dei prossimi anni.
Però, sottolinea il rapporto, «il debito pubblico dell’Italia, pari a circa il 140% del suo PIL, è il terzo più elevato dell'Ocse» ed è necessario «attuare riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente». Quindi, contrastare efficacemente l’evasione fiscale, anche "continuando a promuovere l'uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti", e spostare l'imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili, in modo da rendere il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate.
Previdenza troppo generosa
Per quanto riguarda la spesa pubblica e in particolare le pensioni, l’Ocse sostiene che "riducendo la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, si potrebbe limitare l'incremento della spesa, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale".
Nel breve termine, secondo l’organizzazione sarebbe opportuno mantenere la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un'imposta sulle pensioni elevate, che non siano correlate ai contributi pensionistici versati. Il contributo di solidarietà potrebbe essere mantenuto finché il reddito relativo dei pensionati sarà allineato alla media dell'Ocse.
In assenza di variazioni delle politiche di spesa e fiscali, sottolinea l’Ocse, l'aumento della spesa per pensioni, sanità e assistenza di lungo termine, nonché l'incremento dei costi del servizio del debito, porterebbero il debito pubblico a circa il 180% del Pil entro il 2040 e continuerebbero ad aumentare rapidamente in seguito. Tale aumento renderebbe l'Italia sempre più vulnerabile agli shock di bilancio e comporterebbe probabilmente un ulteriore incremento del premio di rischio sul debito pubblico".
Ok alle riforme
Le riforme in corso nel settore della giustizia civile e della Pubblica Amministrazione, aggiunge lo studio, contribuiranno ad incrementare la produttività e gli investimenti delle imprese, nonché ad accelerare l’attuazione di piani di investimento pubblico assicurando una maggiore efficienza del sistema della giustizia. Al fine di agevolare l'ingresso sul mercato da parte di nuove imprese e incrementare la concorrenza, è inoltre necessario ridurre le barriere normative che ostacolano la concorrenza nel settore dei servizi.
Transizione verde in ritardo
Il rapporto dedica una parte sostanziosa alla transizione climatica: “Il ritmo della riduzione delle emissioni inquinanti ha subito un rallentamento nel corso dell’ultimo decennio. Occorrono, pertanto, ulteriori sforzi programmatici volti ad accelerare la riduzione delle emissioni inquinanti e l’adattamento ai cambiamenti climatici: le accise applicate ai combustibili fossili dovrebbero essere aumentate, ove possibile, e maggiormente allineate al contenuto di emissioni effettivamente generate dai singoli combustibili fossili, come previsto dai recenti piani. Al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi annuali in termini di installazione, occorre assicurare lo snellimento dei complessi iter autorizzativi che attualmente frenano l'installazione di capacità rinnovabile. Si potrebbe, inoltre, procedere a una maggiore decarbonizzazione del settore dei trasporti investendo nella rete ferroviaria, riducendo il trattamento fiscale agevolato previsto per il gasolio rispetto alla benzina e promuovendo la diffusione dei veicoli elettrici, ad esempio aumentando il numero delle stazioni di ricarica attualmente disponibili”.