Perché fare il passaporto è così difficile
Per ottenere un (carissimo) passaporto in Italia servono mesi e lunghe code. I tempi variano da città a città, ma il problema, dicono gli addetti ai lavori, è andato peggiorando. E intanto c’è chi organizza scorciatoie illegali...
Nessuna possibilità di prendere un appuntamento. Neanche supplicando, neanche spiegando che si trattava di un’emergenza. E così Luca M., webmaster torinese 32enne, non è potuto partire per andare al matrimonio di uno dei suoi più cari amici, in Argentina. «Parte della responsabilità è mia», ammette. «Ma non mi ero accorto che il passaporto fosse prossimo alla scadenza, e quando l’ho realizzato non c’è stato verso di riuscire a risolvere la questione». E così mentre Luca si è ritrovato a seguire in diretta Instagram le nozze, migliaia di italiani affrontavano la medesima situazione: annullare il proprio viaggio - di lavoro o di piacere, poco importa - a causa di un passaporto non più utilizzabile, e dell’impossibilità di averne uno in tempi adeguati. «Dall’anno scorso le cose sono peggiorate», riflette Maurizio Amerelli, esperto dell’organizzazione di consumatori Altroconsumo. «Ad oggi i tempi d’attesa possono variare significativamente da città a città. Questo perché in alcune questure c’è più personale addetto al rilascio dei passaporti, oppure minore richiesta». Ed è così che per gli altoatesini i tempi di attesa sono più che raddoppiati rispetto all’anno scorso: da tre mesi e mezzo, siamo quasi a sette.
Simile la situazione per i cagliaritani, ancora peggio per alcuni capoluoghi settentrionali da Milano a Torino, da Bologna a Genova. Luoghi dove prendere un appuntamento è letteralmente un’utopia. L’agenda è tutta piena, e le ripercussioni riguardano tanto i viaggiatori quanto le imprese del turismo. Secondo un recente report commissionato all’Istituto di ricerca Ircm da Vamonos Vacanze, le partenze annullate a causa dei ritardi delle questure e dei meccanismi di prenotazione, sarebbero stati finora circa 100 mila, corrispondenti a 180 milioni di euro di mancate vendite per il sistema italiano delle agenzie di viaggio. Ed è così che la questione è arrivata a più riprese a interessare il ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’ultima a presentare un’interrogazione parlamentare diretta al responsabile del dicastero Adolfo Urso è stata la deputata Elena Maccanti, in quota Lega, che il 22 gennaio chiedeva proprio lumi sul tema. A partire dall’annuncio di Poste «secondo cui da dicembre 2023 sarebbe stato possibile per i cittadini di piccoli comuni ritirare i passaporti anche negli uffici postali, fatto che era sembrato per i tanti costretti ad attendere tempi insostenibili come un barlume di speranza per ottenere il titolo in tempi congrui», Maccanti si domanda quando questo servizio sarà attivato. Anche perché «nonostante la fine dell’emergenza Covid, in alcune città perdura una situazione di ritardi considerevoli nelle prenotazioni per il rilascio e rinnovo dei passaporti». Non ha tardato la risposta del ministro - datata 23 gennaio - che ha precisato come «il progetto, finanziato dai fondi del Piano nazionale complementare al Pnrr, è tuttora in corso di realizzazione», che «è prevista una fase pilota di erogazione del servizio in fase sperimentale» e che «le attività di test e collaudo del servizio Passaporti sono in fase di completamento e consentiranno la prossima attivazione del servizio». Al momento le tempistiche non sono certe, ma evidenziano limpidamente la complessità della questione.
«Le radici di questa situazione sono molteplici, e non hanno a che fare solo con i problemi generati dal Covid-19», commenta una fonte del Viminale che vuole restare anonima. «Bisogna notare in primo luogo che il personale in diverse questure è andato in pensione e spesso non è stato rimpiazzato. C’è poi anche un problema di cui si parla poco, ovvero le difficoltà nella stampa dei libretti di passaporto da parte della Zecca, a causa di problemi di produzione e di approvvigionamento dei materiali». La carenza di personale è stata più volte evidenziata. Una voce su tutte quella di Stefano Paoloni, segretario del Sindacato autonomo di polizia: «Gli uffici evidentemente non erano pronti ad affrontare questa mole di richieste superiore rispetto alla norma. Soffriamo una carenza di organico di 10 mila unità già dal 2015-2016, di 15-16 mila dal 2010». Nonostante gli appelli, la giungla dei passaporti rischia di diventare strutturale. E c’è già chi ne ha fatto un business. È accaduto a Milano: i titolari di un’agenzia (adesso indagati) chiedevano circa 250 euro per organizzare un appuntamento in questura. Un business - considerati i circa duemila appuntamenti presi con nomi falsi - da 500 mila euro.
«Esistono anche degli stratagemmi legali, come fare un biglietto aereo, anche di costo contenuto, e così paventare l’urgenza», spiega Chiara A., che per fare il passaporto ha acquistato un low cost per Londra e in tre settimane è riuscita a ottenere l’ambito documento. A confermare l’opportunità anche i dati raccolti da Fiavet-Confcommercio, secondo cui i tempi di rilascio vengono rispettati solo se viene contestualmente presentato un biglietto aereo o una lettera di impegno. «In questi casi viene attivata la cosiddetta procedura d’urgenza. Praticamente non si passa attraverso il portale delle prenotazioni online, ma si deve dimostrare la propria situazione. Per esempio un ricovero ospedaliero all’estero, un appuntamento di lavoro molto importante o motivi di studio. Anziché attendere sei mesi per iniziare l’iter, il passaporto viene rilasciato in una quindicina di giorni» precisa Maurizio Amerelli.
Esiste poi un’altra questione: i costi da sostenere - che in parte spiegano perché la corsa al documento si verifichi in momenti cadenzati, sempre in vista delle festività - sono fra i più alti in Europa: 116 euro. Alcuni esempi? In Spagna costa 30 euro, in Germania 60 euro, in Francia 86 euro. Da non sottovalutare la questione minori. «Ho fatto il passaporto a mia figlia che ha un anno perché volevo portarla in vacanza in Marocco», commenta Cecilia Malagino. «Pensavo che avrei potuto utilizzare il documento per anni, invece mi è stato detto di no. Praticamente se non lo utilizzerò più, sarà stata una spesa a vuoto, continua la donna. Effettivamente mentre nel resto d’Europa le cifre sono decisamente diverse - così in Belgio per i minori il costo è di 35 euro e la durata di cinque anni, oppure in Germania si pagano 37,50 euro per una validità di sei anni - nel nostro Paese la normativa è penalizzante: per i minori da zero a tre anni la validità è triennale, mentre per i minori dai tre ai 18 anni è quinquennale. «Proprio alla luce dei costi, molte persone hanno atteso a fare un nuovo documento di avere una necessità imperante. In questo modo finita l’emergenza sanitaria le persone hanno ripreso ad andare all’estero e hanno dovuto rinnovare il loro documento. Inoltre c’è stato il fattore Brexit: prima per recarsi a Londra era sufficiente la carta d’identità, mentre adesso occorre il passaporto. Tutto questo ha fatto sì che nell’ultimo anno le richieste di rinnovo del documento si moltiplicassero», conclude Amarelli.
Discorso a parte meritano invece gli italiani che non sono andati a ritirare il passaporto. Parliamo di migliaia di persone: 600 a Pordenone (dove non si riesce a trovare posto in agenda), 916 a Brescia, oltre mille a Treviso. Le soluzioni però sono quantomai necessarie, e decisamente praticabili. Si potrebbe iniziare prolungando l’orario di apertura degli uffici, aumentando il personale addetto e soprattutto rendendo gli open day - utilizzati fino ad oggi come palliativi - strutturali. Di certo però c’è la necessità di dotare il Paese di un’infrastruttura informatica più moderna ed efficiente. In grado di rispondere alle esigenze del cittadino. Poco importa che si viaggi per piacere, o per lavoro.