Stefan Peer racconta il giovane Sinner: “Tutti pazzi per Jannik, strade deserte durante la finale dell’Australian Open” [VIDEO]-
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Stefan Peer è un giornalista di Bolzano e scrive per il “Dolomiten“, il quotidiano in lingua tedesca più letto. Area geografica molto attenzionata dai tifosi di tennis italiani e non dopo l’esplosione di Jannik Sinner.
Intervistato da Ubaldo Scanagatta, dal direttore di Ubitennis, ha svelato qualche retroscena sulla vita del tennista altoatesino.
“Sinner è di Sesto, ma è nato nell’ospedale di San Candido a 10 km di distanza, in Alta Val Pusteria”, ha specificato Stefan Peer che poi ha parlato anche delle origini sportive di Jannik: “Ha sciato per tanto tempo, poi ha cominciato a giocare a tennis ed è stato subito attenzionato da Hebi Mayr, leggendario coach di Brunico tra gli altri allenatore anche di Florian Allgauer, che lo segnala a coach Andrea Spizzica, tra gli altri molto amico di Seppi. Su suggerimento di massimo Sartori viene visto da Riccardo Piatti il quale dice “cosa dobbiamo fare per adottarlo”.
Poi racconta: “Il padre mi ha confidato che in un primo periodo a 13 anni piangeva tanto, ma è andato dritto per la sua strada malgrado all’epoca parlasse poco italiano. Voleva a tutti i costi diventare un professionista”.
Scanagatta ha poi chiesto quando “Il Dolomiten” si è occupato per la prima volta delle gesta tennistiche di Sinner come speranza del tennis: “Primi articoli a 10, 11 anni. Poi è andato in Liguria e da giovanissimo è stato poco presente in Alto Adige. Giocava per il TC Forte dei Marmi. La mia prima intervista a lui è stata al Foro Italico nel 2017. Aveva 16 anni e andammo lì nessuno ci disturbava e c’era anche coach Volpini, allenatore nello staff di Piatti”.
Peer racconta quello che accade al rifugio dei signori Sinner: “Tutti cercano il padre di Jannik, cercano di carpire informazioni su Jannik. Ora non si può proprio mettere piede. Si mangia carne e fa dei biscotti buonissimi che, tra l’altro, Jannik non può mangiare perché ci tiene tanto alla linea”.
“La gente lo segue tantissimo – spiega Peer – basti pensare che il giorno della finale dell’Australian Open l’autostrada che porta da Bolzano a Merano era completamente deserta. Erano tutti fermi nelle proprie case per guardare la casa. L’unico dispiacere è stato il lutto che c’era a Sesto”.
Il video dell’intervista