Pagamenti con carte e bancomat, obbligo di Pos già assorbito dai commercianti pavesi: «Ma commissioni troppo alte»
Nei negozi del capoluogo avvio senza traumi: «Necessità per attirare clienti» Chi storce il naso sono i bar: «Le banche dovrebbero diminuire le commissioni»
PAVIA. «Scusi, posso pagare con la carta?». Una domanda che da adesso in poi dovrà ottenere una sola risposta: sì! Perché dal 30 giugno i negozi non possono più rifiutare la moneta elettronica, pena la multa di 30 euro più il 4% della transazione negata. Ma la norma anti evasione non forza le abitudini dei commercianti di Pavia, alle prese col primo fine settimana di saldi: in molti sono già avvezzi ai pagamenti con carta.
Intanto le vetrine delle vie dello shopping di Pavia strillano già i primi sconti. Nonostante l’inflazione e i rincari di luce e gas che pesano sulle tasche dei consumatori, la spesa prevista da Confcommercio è di 250 euro per ogni famiglia lombarda.
Nel continuo viavai di Strada Nuova, l’interesse per la merce in vetrina è più alto del solito. Come per i cappelli di Quaroni, storica bottega in attività da tre generazioni: «Il Pos lo abbiamo sempre avuto – racconta Elisa Guarnaschelli, che gestisce il negozio insieme alla madre Mariagrazia – non se ne può fare a meno. Pagare con la carta è ormai una pratica molto diffusa».
Qualche polemica sulle commissioni: «Giusto adeguarsi alle regole – fa eco la mamma Mariagrazia Pecorara– ma le commissioni bancarie dovrebbero diminuire, sarebbe un incentivo. Specie adesso, che la merce è in sconto e gli interessi rosicchiano una parte del guadagno». Secondo la commerciante, il periodo dei saldi ha un valore ormai diverso dal passato: «Non sono più gli sconti di una volta – aggiunge – ormai siamo pieni di catene che fanno promozioni tutto l’anno. Sono pratiche commerciali che noi privati non possiamo sostenere». Per un bilancio sui saldi meglio aspettare: «Quest’anno – sottolinea Pecorara – peseranno gli aumenti delle bollette, e le partenze per l’estate dopo due anni di pandemia». Più ottimista Pietro Ferretti, titolare dell’omonimo negozio di abbigliamento che fin dagli anni Trenta affaccia in Strada Nuova: «I saldi d’inverno sono andati bene – racconta – l’augurio è di bissare il risultato della scorsa stagione: la prima settimana di sconti è quella che conta davvero». Per la sua attività il pagamento elettronico è uno strumento necessario: «Quasi l’80 per cento delle mie vendite passa dalla moneta elettronica. Sono anni che la usiamo e non potremmo farne a meno, significherebbe rinunciare a una fetta di introiti. Certo, forse l’obbligatorietà può essere un problema per gli ambulanti o i piccoli negozi. Per questo motivo avrebbe senso livellare le commissioni sulla transazione».
Soddisfatte anche le associazioni dei consumatori: «Frequentando l’estero è facile accorgersi di quanto pagare con carta sia una cosa normale – afferma Lorenzo Galbiati, presidente di Adiconsum Pavia-Lodi – la propensione all’uso dei pagamenti elettronici è un trend che ormai non si può frenare. Qualche aspetto da migliorare rimane, come le commissioni bancarie che possono creare qualche lamentela tra i commercianti: chi decide non può lavarsene le mani, perché il rischio è quello di una speculazione».
In effetti, sono proprio i gestori che basano il loro guadagno su piccole transazioni ad accogliere la norma sul Pos obbligatorio con maggiore freddezza.
È il caso dei piccoli bar di quartiere, o di quei locali il cui flusso di entrate verrebbe a detta loro penalizzato dalle commissioni: «Mi è capitato di discutere con clienti che volevano pagare un cappuccino col Pos: ormai lo chiedono quasi tutti. In certi casi chiedo di pagare contanti i piccoli importi, come i caffé o gli accendini – racconta Alexandra Badoiu del bar Newstreet – se il cliente non vuole non posso che accettare la carta e le sue commissioni, che su piccole cifre pesano». Il problema è meno avvertito dai locali più grossi: «Oltre metà dei miei guadagni viene dal Pos – racconta Giulio Mariani del Demetrio – che siano dieci centesimi o un conto sostanzioso, utilizzarlo è un’abitudine che abbiamo acquisito molto prima dell’obbligo». —